Come si sbircia nel mondo del calcio Un tuffo, con romanticismo

Dopoun primo allestimento al Festival di Todi nel 1996 con la regia di Lorenzo Gioielli, il lavoro torna con interpreti differenti a comunicare al pubblico la forza metaforica della sua storia che necessariamente induce alla riflessione. I due protagonisti, Luigi detto Zio, affidato a Fabrizio Sabatucci, e Giancarlo, detto Zamora, incarnato da Francesco Venditti, un portiere titolare e inamovibile fino alla domenica precedente, sono in piena crisi professionale nonché familiare e si stanno cambiando dopo l'allenamento. Giocatori di serie A, ma né fuoriclasse, né famosi, parlano, sognano, ricordano, soffrono, si prendono in giro, ridono. Amano. Ed è l'amore, descritto con profonda leggerezza, al centro di questa commedia: passione calcistica e non solo. Dopo le caratteristiche spacconate, i due compagni di squadra riescono a raccontarsi, attraverso il linguaggio della confidenza a muscoli rilassati, le segrete pieghe dell'animo, i fallimenti e addirittura le più nascoste tendenze, come quelle di una sessualità protesa al proprio simile, in cui prevalga il desiderio della tenerezza e la fuga dalla solitudine e da rapporti eterosessuali vissuti con superficialità e routine. La scoperta graduale di sentimenti insospettati suscita emozioni che travalicano il tempo e toccano il cuore, perché, prima che calciatori, si è uomini.