Boni: «Il mio Puccini, fragile e insicuro»

Siamo nei primi decenni del '900 e un Puccini giovane (Alessio Boni, attore estimatore di Bach e di musica classica), trascorre la giovinezza tra la madre (Stefania Sandrelli) nativa di Lucca e gli studi al Conservatorio di Milano. Tra continui flashback, la storia si intreccia con svariate relazioni d'amore: con un'attrice di teatro, Elvira (Sophie von Kessel) e con Liza Berman (Francesca Cavallin), giornalista incuriosita dal passato di un Puccini maturo e alle prese con il finale della Turandot. È nella seconda puntata che la musica originale di Puccini prende il sopravvento: alle prese con l'editore Giulio Ricordi (Andrea Giordana), il musicista si scontra e risolve problemi finanziari, dedicando tutte le sue giornate agli spartiti. L'interpretazione di «Nessun dorma», in coda alla miniserie - la cui colonna sonora è stata curata dal Maestro Marco Frisina - è di José Carreras. La storia si risolve in cento minuti, girati in nove settimane, con la regia di Giorgio Capitani. La sceneggiatura è di Francesco Scardamaglia, Nicola Lusuardi e Fabio Campus, che hanno ricreato il contesto culturale in cui si muove il personaggio: dall'opera «Manon Lescaut», che va in scena a Torino nel 1893 con enorme successo di pubblico. «Tornavo dall'Argentina per girare un film sui desaparasidos. All'arrivo lessi il copione di Puccini - ha commentato Alessio Boni - dalle due di notte alle sei del mattino. Mi appassionai alla storia così come al personaggio e non potei rifiutare l'offerta di recitarlo». Stefania Sandrelli ha invece ricordato di essere «cresciuta a Viareggio e in città si parlava spesso di Puccini, di come amasse passeggiare anziché stare sui libri e sugli spartiti, di come amasse la bella vita. È un personaggio che ho vissuto sulla pelle». Il film non dimentica di accentuare il lato umano del compositore: «Approfondendo le mie ricerche sul personaggio - ha spiegato il regista Giorgio Capitani - ho scoperto la sua fragilità, la sua incredibile insicurezza e la paura, malgrado i suoi successi, di non essere all'altezza di quello che il pubblico si aspettava da lui».