Scamarcio: ho vissuto addosso i pregiudizi sugli emigranti

C'è anche un po' d'Italia nella pellicola del premio Oscar di «Z - l'orgia del potere», che l'anno scorso era presidente della giuria berlinese: il film, dal 6 marzo distribuito nei cinema da Medusa, è infatti prodotto da Francia, Grecia e Italia ed è interpretato dal sex symbol Riccardo Scamarcio. Protagonista è Elias che comincia la sua Odissea come Ulisse nel Mar Egeo, per poi trasformarsi in un odierno Candide di Voltaire e finire come un Chaplin dei «Tempi moderni». Scamarcio, come ha affrontato questo personaggio? «Elias mi ha subito appassionato, perché è uno che parla poco e mi ha dato l'opportunità di recitare soprattutto con il corpo. È un giovane senza passaporto e senza identità che da una carretta del mare sbarca su una spiaggia europea di nudisti. Si ritrova a fare l'idraulico, a subire le attenzioni di un gay e poi di qualche turista annoiata. Infine, la promessa di un lavoro al Lidò di Parigi come assistente di un mago. Ma il suo viaggio verso la capitale francese, tra fughe dalla polizia e travestimenti (perché in Francia chi aiuta un sans papier è perseguibile), si rivelerà l'ennesima delusione. Scoprirà la solitudine e il cinismo degli occidentali. Però, a differenza di Ulisse, non vuole tornare a casa: ma entrambi vivono situazioni comiche, drammatiche ed erotiche». Come si è sentito nei panni di un extracomunitario? «Non si vive bene e me ne sono accorto una volta, mentre, girando il film in Francia, sono entrato in un bar vestito proprio da Elias. Volevo solo chiedere un'aranciata, ma subito ho sentito attorno a me un'atmosfera pesante, di diffidenza, mi rendevo conto che avevo difficoltà a farmi dare da bere. Solo quando hanno visto i soldi si sono tutti improvvisamente tranquillizzati. Il problema c'è ed è in noi». Il film è una denuncia contro le decisioni della Ue che vuole rimandare in patria gli immigrati? «È il dramma della nostra epoca, più evidente con l'aumento della povertà nel mondo. Chi non ha patria è fragile, sfruttato anche sessualmente e, pur di restare, accetta tutto. I media alimentano una visione sbagliata nella gente, enfatizzando gli aspetti negativi degli immigrati: non sono diavoli e non devono immaginare l'Occidente come un paradiso. Solo la cultura e un messaggio di rispetto verso l'altro può aiutare a risolvere questi problemi: invece i governi francesi e italiani, con l'ultima proposta sulla tassa di soggiorno, non vanno certo in questa direzione». Perché non c'erano film italiani in gara al festival berlinese? «Forse non c'erano pellicole italiane in sintonia con la linea del festival. Ma il direttore, Kosslick, ama le nostre opere. Il problema del nostro cinema è la politica che non ha sostenuto né protetto la cultura mortificando la sensibilità di un popolo con un pericoloso gioco al ribasso». I suoi prossimi progetti? «Finito "Il grande sogno" di Placido, sarò Sergio Segio in "La Prima Linea" di De Maria. È importante anche per le famiglie delle vittime conoscere la psicologia del terrorista».