La poetessa dell'amore sensuale che rinasce solo se si consuma

Per lei, giornalista e poetessa a cui la University of New York at Binghamton ha dedicato un convegno sul valore della comunicazione della poesia, parole di apprezzamento che prendono in prestito i suoi versi stessi. Il volume, che si può trovare alla Libreria Caffè Letterario in via Ostiense 95 e all'Arion in piazza Montecitorio 59 di Roma, vive di un modo antichissimo e spregiudicato di fare poesia. Non già un gioco di sillabe e di rispecchiamenti, quanto piuttosto la furia comunicativa di sensazioni, emozioni e dolori che non si lasciano trattenere. Vogliono andare e vanno. Portati per mano da un'autrice schiva e solitaria che s'apre al mondo con la disperazione di una bambina ferita mai stanca di cercare. Certa che la ricerca non lenirà il volto sanguinante della passione eppure pronta a pagare il prezzo per l'approdo. Non sempre trattiene la conquista della percezione finale e, quando la perde, il suo gioco preferito è di farsene una ragione per ricominciare a scavare. In quel terreno che sembra vasto e che da tremila anni i poeti esplorano. In quel terreno dove soltanto la capacità di ascoltare e di ascoltarsi può concedere un pulviscolo di inespresso. A patto, come fa Bianca Maria Simeoni, di non accontentarsi della parola che viene, ma di andare a cercare il suono che sfugge. Insieme con i sentimenti e con le delusioni che son lì, eterna tentazione, a nutrire il dubbio che tutto sia inutile. Ed è qui che s'insinua prepotente la malìa della poesia. Che non si lascia abbandonare e anzi ti afferra per urlare il suo bisogno di essere portata in giro, per salotti e tavole imbandite. Ma anche agli angoli delle strade dove è più facile guardare la sete d'amore di chi aspetta una elemosina. Sensuale e corporea, la poesia di Bianca Maria Simeoni non si vergogna d'essere cruda, di fissarsi sui dettagli della vita com'è. Avvinghiata di pochezze e di volgarità in lotta con il poeta che sogna il suo mondo e di condividerlo più che sia possibile. Questa è la chiave. La poetessa ha fatto un patto con la realtà: mi ti porto addosso e non ti escludo, tu mi regali il peggio di te affinché possa raccontarti senza odiarti. Amandoti e amando fino all'ultimo respiro. Con il risultato che l'amore e il verso si incontrano, s'abbracciano. E poi s'annientano e poi si maledicono. Fino a congiungersi in un abbraccio tentatore che conduce il lettore nella famiglia di quelli che non possono rinunciare a quella volta in cui volevamo un attimo felice, un sorriso, alito caldo che lambisce prezioso o di quell'altra in cui il silenzio scopre i rimpianti in questa pace sferzata dal gelo.