Da Gf all'Isola dei famosi il reality non sbiadisce

Le folle vocianti di teen ager che hanno decretato il successo della prima puntata di «Amici» serale (26, 32% di share e 5.627.000 spettatori con punte di sette milioni) non sono una comparsata da studio televisivo. I navigatori del web, che affollano i blog per parlare della supermagggiorata del GF, la mancata velina Cristina Del Basso, soprannominata Atomic Titten e per sbirciare nelle sue giunoniche scollature, ben visibili sotto la doccia, sono la conferma che, a dispetto di tutti gli snobismi, il voyeurismo dell'italico stivale trova modo di esaltarsi con il reality. Un genere che si «rigenera» ad uso e consumo di un pubblico sempre più pruriginoso per quanto riguarda il reality tradizionale. E che, invece, è in grado di sfornare ancora nuove valide proposte (Giusy Ferreri, Marco Carta, solo per fare qualche nome) per quanto riguarda il talent show scatenando nei ragazzini la voglia di identificazione. Perciò Maria De Filippi, nella sua normalità espressiva e fisica, riesce a dominare la scena. Ed a regalare a Canale 5 platee di pubblico crescenti di anno in anno per la gioia degli inserzionisti pubblicitari. Perciò Alessia Marcuzzi, nel contesto del puro reality con personaggi apparentemente sconosciuti o poco noti ma fortemente caratterizzati da specifiche qualità fisiche, come la nuove «tettona», viaggia quest'anno con «il vento in poppa». Dei reality finora andati in onda, nessuno ha deluso le aspettative. E c'è persino qualcuno che parla di nuovo realismo televisivo, dando al genere quel significato che ebbe il neorealismo cinematografico di Rossellini e De Sica. Cesare Lanza, esperto di tv, autore di reality come «La Talpa» e prossimamente de «La Fattoria» su Canale 5, riflette: «I reality sono uno spicchio della realtà raccontata in maniera inconsueta proprio come i vari Sciuscià raccontavano la miseria. Certo all'epoca non tutti erano Sciuscià ed oggi non tutti sono Taricone. Diciamo la verità: noi ci immedesimiamo nei reality perché vi riconosciamo alcuni dei nostri difetti nazionali: una notevole ignoranza, il desiderio di soldi e visibilità ed il parlarci addosso. Quel parlarci addosso dei talk e dei reality è così simile a quello che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi in una riunione di condominio o in uno scompartimento del treno». Non è dello stesso avviso Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienze della Comunicazione all'Università la Sapienza che pur riconoscendo la tenuta e le nuove fortune del genere al quale il pubblico si fidelizza, riflette: «Il reality è la fiaccola della retroguardia televisiva, pur soddisfacendo le esigenze degli inserzionisti affamati di pubblico, abbassano la qualità televisiva. Un giorno ci accorgeremo che il danno provocato è maggiore del vantaggio economico per te tv».