Caravaggio tra sviste e protagonismi

E l'altroieri, al convegno sul ritorno a Palestrina del «Santo vescovo dalla testa decollata», da me individuato nel 1965 come opera di Caravaggio raffigurante San Gennaro, Maurizio Calvesi ha sostenuto si tratti di un sant'Agapito, patrono di Palestrina. Facile smontare entrambe le tesi. Sgarbi ha ripreso una svista macroscopica del dottor Gianni Papi. È quest'ultimo a indicare il modello di Narciso in una pala dello Spadarino. Ma il Narciso di Caravaggio risale al 1600 circa, come dimostra il suo modello presente in quadri di accertata autografia risalenti agli anni 1600-1602 (menziono l'angelo del «Sacrificio di Isacco» degli Uffizi, ma ce ne sono altri), mentre la «pala di Colle Val d'Elsa col battesimo di Costantino» dello Spadarino sfora documentariamente il 1652 e, pertanto, nulla l'apparenta, se non la suggestione caravaggesca dell'autore, al «Narciso». La cui documentazione più antica oggi nota (da me reperita) risale al 1645, quando il mercante ligure Giovanni Battista di Valdibella spedisce a Savona un «Narciso del Caravaggio in tela d'Imperatore (le dimensioni corrispondono al «Narciso» portato dal ministro Bondi a «Porta a porta»). La data del 1645 non è così tarda, se si considera che le biografie principali su Caravaggio risalgono al 1642 e al 1672. Quanto al capolavoro ritrovato di Palestrina, il ruolo di Sant'Agapito era di diacono, la cui iconografia è diversa da quella vescovile del San Gennaro di Caravaggio.