Anche i martiri usati per fare censura

Le decisioni delle giurie (una per la sezione scientifica, l'altra per quella divulgativa) sono state contestate a colpi di interviste giornalistiche e di formali proteste politiche da buona parte della sinistra piemontese che, fino a qualche tempo fa, riteneva la manifestazione "cosa sua". Ritenutisi "espropriati" del diritto di nominare i giurati (polemica della scorsa primavera) e di quello di decidere a chi dovessero andare i riconoscimenti, gli amministratori regionali e della provincia di Alessandria hanno messo sott'accusa la giunta di centrodestra di Acqui e, di conseguenza, hanno tentato di delegittimare il premio che, diversamente dalle loro aspettative, ha riscosso vivo apprezzamento da parte della cittadinanza confermato dall'eccezionale partecipazione del pubblico alla cerimonia del conferimento dei riconoscimenti. Inutile dire che gli esponenti locali della sinistra non si sono fatti vedere; il presidente e gli assessori provinciali hanno disertato, ma alla gente è importato poco o nulla. Quel che importa a tutti, invece, è che nonostante gli appelli alla pacificazione ci sia ancora qualcuno che rifiuti la logica del pluralismo ritenendo l'egemonia culturale valore irrinunciabile. Ed è a dir poco preoccupante che l'aver conferito i premi, da parte di giurie tutt'altro che culturalmente omogenee, a Raimondo Luraghi, partigiano e studioso tra i più celebri di storia americana per il volume "Il Sud nella storia degli Stati Uniti", edito da Donzelli, e al diplomatico Maurizio Serra per il saggio "Fratelli separati. Drieu, Aragon e Malraux", edito da Settecolori (nome che ha fatto inorridire qualche intellettuale nostalgico della guerra civile poiché richiama il titolo di un celebre romanzo di Brasillach) è stato considerato atto di lesa democrazia, con tutte le contumelie che ne sono conseguite. Per non dire poi che l'attribuzione di attestati a Piero Melograni, Giordano Bruno Guerri, Vittorio Feltri, Uto Ughi, monsignor Rino Fisichella, per i "contestatori" è stata considerata un'insopportabile provocazione. E allora giù con l'indignazione nel nome di un "resistenzialismo" strumentale che non rende giustizia alla Divisione Acqui massacrata a Cefalonia cui il premio è dedicato. Peccato che di tanto in tanto i cultori della censura debbano trovare spazio nelle cronache dei giornali. Ci dispiace e ci mortifica. Sentimenti che crediamo condivisi da tutti coloro che tengono davvero a cuore la democrazia e la libera circolazione delle idee.