La missione «impossibile» dell'Unifil

Una polveriera del Mediterraneo»(ed. Bietti, Milano). L'autore, giornalista esperto di terrorismo internazionale, analizza la difficile situazione geo-politica e militare libanese, istituendo collegamenti continui con l'operato del centrosinistra italiano, con particolare riferimento al ministro D'Alema e ripercorrendo la storia politico - militare del Paese dei cedri negli ultimi trent'anni. Secondo l'autore, nel periodo di comando italiano, che ha coinciso con quello del governo di centrosinistra, l'Unifil non è riuscita a ottenere l'obiettivo prefissato, contrariamente a quanto affermato tante volte da Prodi e D'Alema. «Il nostro governo - sottolinea Pelizzaro - ha privilegiato il dialogo con gli Hezbollah, consegnando il Libano al terrorismo e dimenticando che Israele è la parte lesa. È proprio questa disparità di trattamento - aggiunge l'autore - che mi ha convinto a scrivere questo testo. Basta pensare a quando D'Alema si è presentato a braccetto del capo di Hezbollah, Nasrallah, in occasione ufficiale. Lo stesso atteggiamento non ci fu certo quando i politici italiani andarono in Israele». Per Pelizzaro l'Unifil è stata incapace di ascoltare le richieste israeliane di sicurezza, «assistendo passivamente a un continuo trasporto di armi dall'Iran e violando la risoluzione Onu 1701 del 2006, che prevede l'azione congiunta dei caschi blu e dell'esercito libanese per evitare il riarmo del terrorismo»; ciò, perché «il governo italiano anziché applicare in modo inflessibile la risoluzione, l'ha interpretata a modo suo». In questo scenario, «la sola via praticabile è inquadrare le milizie di Hezbollah nell'esercito regolare libanese, oggi l'unico garante di legalità costituzionale». Inoltre, per sbloccare la situazione in Libano «è necessario porre Hezbollah di fronte a un bivio: o decidere di fare resistenza armata, abbandonando ogni velleità di rappresentanza in parlamento, o scegliere la via democratica rinunciando a ogni istanza militare. Solo in quest'ultimo caso si potrà avviare un dialogo internazionale».