Antonio Angeli a.angeli@iltempo.it Il mistero di ...

Eppure, a tutt'oggi, con tanti studi e centinaia di libri scritti sull'argomento, nessuno sa dire quando il complesso fu costruito, certamente più di duemila anni prima della nascita di Cristo, e perché. E anche che cosa significò per i tanti che, in un passato remoto, si recarono lì. A morire. Il luogo infatti è costellato di tombe. Un'antica leggenda inglese narra che il mago Merlino andò fino in Irlanda per rubare il maestoso monumento, che lì era stato eretto da un popolo di giganti. Con un incantesimo lo trasportò, facendo fluttuare nell'aria le enormi pietre, fino alla piana di Salisbury, dove si trova oggi, più o meno a un paio d'ore d'auto da Londra. Ma le leggende agli storici e agli archeologici non bastano. Da anni si procurano mal di testa cercando di carpire il segreto dell'allineamento delle pietre, con il sole, la luna, le stelle. Allineamenti, certuni, che appaiono chiari e limpidi, come quello est-ovest; altri, con corpi celesti lontani ed invisibili, che sono decisamente più inquietanti. Stonehenge, su questo tutti sono d'accordo, è il più grande monumento della preistoria, fu luogo dei misteriosi riti dei druidi ed è stato sempre molto frequentato, sia nel passato che nel presente. E poi c'è il mistero di quelle pietre bluastre, di arenaria durissima, che arrivano dal lontano Galles. Al centro dei vari cerchi, silenziosa ed enigmatica, la pietra verde: un altere lungo cinque metri. A cosa servisse, ovviamente, nessuno lo sa, ma quando le guide, indicandola, pronunciano la parola «altare», tutti la guardano con atterrita diffidenza. Oggi al gran mistero di Stonehenge si vuole dare una svolta: per la prima volta, dagli anni Sessanta, si torna a scavare nell'antico sito. Le ricerche, iniziate ormai da qualche giorno e già al vaglio degli studiosi, si stanno concentrando principalmente sui monoliti scuri che compongono il «doppio cerchio di pietre blu», il più interno dei tre. Gli archeologi incaricati dei lavori, Timothy Darvill e Geoffrey Wainwright, si dicono convinti che la nuova campagna di scavi porterà risposte alle eterne questioni sul quando e perché Stonehenge fu eretto. Per Simon Thurley, capo di «English Heritage», l'ente che cura il monumento megalitico, quelle pietre, di colore bluastro perché a base di una roccia basaltica chiamata dolerite, «sono la chiave per capire lo scopo e il significato di Stonehenge. A cosa puntano gli scavi, gli ultimi risalgono a più di quarant'anni fa, appare evidente: oggi le tecniche per la datazione dei reperti sono diventate decisamente più raffinate. Qualunque cosa troveranno i due studiosi non sarà un problema capire di cosa si tratta, a quando risale e, con un pizzico di fortuna, come, quando e forse anche perché fu realizzato. Le ultime teorie scientifiche ipotizzano che Stonehenge fosse, in un passato remoto, un tempio dove si recavano persone malate e sofferenti e non sarebbe stata una «cattedrale nel deserto», ma avrebbe fatto parte di un ampio complesso religioso, usato per celebrare riti funebri e circondato da abitazioni. Riusciranno gli scavi in corso a svelare definitivamente il mistero che dura da millenni? Speriamo di no: chiariti alcuni elementi scientifici sarà sempre bello pensare che tra quei sassi c'è il tocco del mago Merlino.