Villaggio: «Fantozzi mi ha stroncato la carriera di scrittore»

E Arrigo Petacco con Denis Mack Smith devono tremare: come vede la storia lui, non la vede nessun'altro. Villaggio sta decidendo in questi giorni la copertina del suo nuovo libro: «Storia della libertà di pensiero», che sarà presentato da Feltrinelli nei prossimi giorni. Nelle 190 pagine la vita, riveduta e corretta, dei personaggi fondamentali della Storia scelti da Lui medesimo. Si parla di Socrate, Giulio Cesare, Gesù, Galileo Galilei, Garibaldi e tanti altri. Paolo Villaggio, da un po' si dedica molto alla letteratura. Come nasce l'idea di questo libro? «Sono un appassionato di storia, ho voluto scrivere un libro di storia per raccontare come, per esempio, la Chiesa non si è accontentata di aver schiacciato la libertà di pensiero, ma ha torturato tanti, anche chi diceva che la Terra è rotonda». Nel suo libro c'è anche un greco del quarto secolo avanti Cristo con un bicchiere di alluminio... «Forse allora l'alluminio non c'era, di cosa dovevo farlo quel bicchiere? Di coccio, forse». E accanto alla figura di Gesù c'è uno strano postino di Ercolano... «Sì, quello è un po' inventato. Oltre che di Gesù parlo anche di Gandhi, che ha ripreso la non violenza di Gesù, ed era veramente un furbone». E ha anche un po' riscritto la storia d'Italia. «Sì, Garibaldi è sopravvalutato, era un cretino... L'Italia in realtà l'ha fatta Cavour». E dell'Italia di oggi, che pensa? «È un Paese pieno di persone che predicano il buonismo per loro stessi ma severi con gli altri. Una nazione che va a rotoli, piena di 'Ndrangheta, Camorra, Mafia e adesso ci vieteranno anche la mozzarella, che era la bandiera di questa Italia. Siamo poco competitivi, c'è poca voglia di lavorare. L'Italia di oggi è un Paese finito, vorrei andare a Londra o in Svizzera, ma qui ho i miei cani...». È soddisfatto di questo suo libro? «No, non riesco a rileggerlo. È come se lo avesse scritto un altro, ma ho sempre questa sensazione, vorrei riscriverlo da capo, ma ormai l'ho consegnato». Ma a lei piace scrivere? «Sì, tantissimo, è la cosa che so fare meglio. Io sono uno scrittore, ma, ad un certo punto, sono stato travolto dal successo dei libri di Fantozzi. Al cinema però non voleva interpretarlo nessuno... il film doveva farlo la Cineriz, Tognazzi disse di no e anche Pozzetto. Allora Frizzi, il padre di quello lì della televisione, mi telefonò, era mattino, prestissimo, e mi disse: "Uelà, Villaggio, perché non lo fai tu?" E mi sono ritrovato comico patentato. Ma io sono uno scrittore. Ho avuto riconoscimenti inauditi, per esempio, in Russia, Evtushenko una volta disse, io c'ero, che un solo scrittore al mondo è paragonabile a Gogol. Poi prese un fogliettino e lesse: "Vigliacco", ma io ho capito che parlava di me, perché in fondo Fantozzi è vicino alla burocrazia russa dell'Ottocento. Insomma io posso sopravvivere nella storia per Fantozzi, ma mi hanno obbligato a scrivere decine di libri. Sono grato al personaggio, ma ho una gran voglia di uscire da quel cliché. Addirittura nella copertina di "Storia della libertà di pensiero" non ho voluto nemmeno la foto, niente faccione del comico. Veramente non volevo nemmeno il nome, solo il titolo... ma poi ce l'hanno messo». E della tv, che mi dice? «In tv guardo solo "Alle falde del Kilimangiaro", poi mi addormento davanti alle partite». Al Grande Fratello ci andrebbe? «Sì, di corsa. Se mi pagano bene».