Virzì: la mia apocalisse tra lavori precari e solidarietà femminile

[...] è narrato dallo sguardo sgomento e divertito di una giovane filosofa: Marta (Isabella Ragonese) trova lavoro nel call center di una società multilevel di impostazione americana, che fagocita giovani venditori e telefoniste come in un reality show, giocando con le vite a suon di nomination, eliminazioni, balletti motivanti, jingle aziendali e venditori invasati. Questo narra Paolo Virzì in "Tutta la vita davanti", da venerdì in 350 sale distribuito da Medusa, film che il regista definisce «un'apocalisse allegra dell'Italia di oggi». Non c'è solo il disagio di Marta, ma quello del mondo che la circonda, che sembra impazzito. Grotteschi i suoi professori universitari e superficiali le sue colleghe. Da Daniela (Sabrina Ferilli), la capo telefonista che invita ogni mattina la sua squadra di precari sottopagati a lavorare al grido «siete persone speciali e fate un lavoro speciale». A Sonia (Micaela Ramazzotti) svampita madre di una bambina, che cresce senza alcun riferimento; al venditore rampante Lucio (Elio Germano), ragazzo psicolabile: fino a Giorgio (Valerio Mastandrea), sindacalista ideologicamente più precario degli stessi precari che cerca di difendere. Mentre Claudio (Massimo Ghini), capo della Multiple, è un uomo separato e stressato. La follia serpeggia sovrana, tra poche speranze e un doppio finale: uno dai toni tragici e l'altro con un po' di speranza sulle note di "Che sarà sarà". «Non volevo fare un film lagnoso, pieno di autocommiserazione, ma casomai di riscossa - ha però replicato Virzì -. Ma più che il lavoro, il tema di questo film è la vita: mi interessava far vedere all'esterno quello che è davvero il precariato, un vero scempio. L'ho fatto con la storia di questa ragazza colta, vissuta nelle biblioteche, che fa un viaggio all'interno della sottoccupazione dell'Italia. Un mondo fatto di reality e sciocchezze che lei non aveva mai notato prima perchè troppo occupata a studiare. Il film racconta l'ansia verso il futuro che accomuna vittime e carnefici. Ma la speranza è nella solidarietà, soprattutto femminile, come quella tra Claudia e Sonia. Spero che non tutte le società come la Multiple, siano gestite da mascalzoni. Però la legge 30 è stata interpretata con troppi abusi e occorre riflettere per migliorarla». Per interpretare un personaggio cattivo e superficiale, Sabrina Ferilli si è affidata al regista che la lanciò in "La bella vita": «Il mio coraggio viene dalla fiducia che ho in Virzì, il film è ben scritto: una cosa rara, uno dei motivi per cui sono stata lontana dal cinema da tanto tempo. E poi era ora di sfatare il luogo comune sui laureati che sembrano intoccabili».