Iraq, la rinascita passa per l'Italia

Il progetto, da poco ultimato e finanziato dal Ministero degli Esteri, si chiama «Duplicazione e rinascita». L'impegno italiano è stato per la catalogazione dei reperti del Museo di Baghdad devastato dalla guerra, e di questo si è occupata l'Università di Pisa, ma anche per la «riproduzione virtuale» di molti manufatti, con immagini computerizzate, che sono così oggi a disposizione degli studiosi di tutto il mondo, senza rischi per la loro integrità. Numerosi degli oggetti sottoposti agli studi sono infatti fragilissimi. Analizzate soprattutto tavolette di argilla che riportano l'antichissima scrittura cuneiforeme. Le tavolette scansionate sono quelle della collezione privata di Alfred Ojeil, proprietario della ditta Archeo di Valenza Po, e messe a disposizione a titolo gratuito. L'area presa in esame è appunto quella dell'attuale Iraq, che i greci chiamavano Mesopotamia, la terra tra due fiumi, il Tigri e l'Eufrate. Qui vissero grandi popoli: i sumeri, gli assiri, i babilonesi. Il periodo è quello detto paleo-babilonese: circa quattromila anni fa. Un'epoca remota, ma non selvaggia. «Allora si gettarono le basi del mondo moderno. Le popolazioni mesopotamiche - spiega la dottoressa Negri Scafa - inventarono il prestito, il credito, quello che noi oggi chiamiamo mercato. Si tratta di un'epoca che affascina, moltissimo. La Mesopotamia possiede l'interesse del mondo contemporaneo, proiettato verso stati sovranazionali e al tempo stesso legato a piccole realtà cantonali. Una realtà dinamica e in continuo movimento. A differenza, ad esempio, dell'Egitto, rimasto immutato per millenni». Il progetto «Duplicazione e rinascita» è diretto da Claudio Saporetti, professore del laboratorio di Assirologia del Dipartimento di Scienze Storiche del Mondo Antico dell'Università di Pisa. Quello che si sono trovati davanti i ricercatori italiani dopo la guerra in Iraq e i saccheggi nel Museo di Baghdad è stato tutto sommato meno grave di quello che si attendevano. Probabilmente i saccheggiatori erano più interessati agli impianti di aria condizionata e a qualche sgabello che ai preziosi, per noi, reperti. Il Museo delle antichità di Baghdad è ancora inaccessibile agli studiosi occidentali, ma ora storici e archeologi potranno esaminare le preziose testimonianze, anche da lontano, senza perderne nessun particolare.