di CHIARA MONTENERO Era il 23 novembre quando le agenzie ...

La guardia costiera britannica ha immediatamente coordinato le operazioni di soccorso. I 100 croceristi e i 54 membri dell'equipaggio - con l'eccezione del capitano e di un altro ufficiale - hanno lasciato la nave e sono saliti sulle scialuppe di salvataggio per essere poi tratti in salvo da un un incrociatore militare e da altre unità di soccorso. Fortunatamente tutti i passeggeri stanno bene. La nave ha colpito l'iceberg mentre navigava a largo delle isole South Shetlands, al Sud dell'Argentina. L'urto ha aperto una falla di dimensioni ridotte, 25 per 10 centimetri, ma sufficiente per farla inclinare di 25 gradi e metterla a rischio affondamento. La "Mn Explorer" è una motonave di 2.400 tonnellate di stazza costruita nel 1969. Batte bandiera liberiana. L'allarme è scattato la mattina alle 6,24 ora italiana e una nave in navigazione nella zona - Artic Dream - è stata subito dirottata per i soccorsi. "In quella zona - ha sottolineato un portavoce della Guardia Costiera britannica - c'è un mucchio di ghiaccio ma la nave è stata costruita per resistere al ghiaccio"». La sciagura non è mai divenuta tragedia, grazie al tempestivo e professionale intervento delle "due" motonavi che hanno risposto senza indugio al may-day dell'Explorer. Due navi e non soltanto la "Artic Dream" che, in realtà, fungeva da ponte radio, e poi da mezzo per il recupero degli "zodiac" di salvataggio. Abbiamo visitato in Antartide la MS Nordnorge per intervistare uno degli organizzatori del recupero dei passeggeri dell'Explorer, Peter Ehrmann, Explorer Cruise Manager, che ci ha raccontato i fatti e le emozioni di quel 23 novembre 2007 che «rimarrà per sempre nella mia memoria e di tutti quelli che insieme a me hanno contribuito al salvataggio dei naufraghi», come Ehrmann stesso ci racconta. «Ricevemmo il may-day dalla MV Explorer, che batte bandiera Liberiana, alle ore 02.00 dello scorso 23 novembre. L'avviso fu ricevuto dal nostro comandante, Arnvid Hansen, che immediatamente rispose alla richiesta d'aiuto dirigendosi "a tutta manetta" verso il luogo dell'incidente, a Est delle Isole King George e a Sud delle Shetland. Quello che mi ha sorpreso è che la nostra nave potesse raggiungere i venti nodi, mai prima d'ora avevamo superato i 18! La mia emozione personale? Di non essere abbastanza veloci. Mi sembrava che il tempo non passasse mai e l'adrenalina si trasformava in una sorta di fretta di arrivare. Impiegammo quattro ore per raggiungere la meta prevista per il nostro salvataggio». «L'Explorer - continua - era piegata su un lato, ma resisteva, quasi non volesse andare a fondo. I passeggeri giacevano negli zodiac di salvataggio "en plein air", con indosso gli indumenti che avevano al momento dell'urto e il solo giubbetto di salvataggio. Evidentemente non tutti avevano avuto il tempo d'indossare la tuta termica, indispensabile in tali eventualità. Il recupero dei passeggeri è stato veloce grazie alle condizioni del tempo e del mare, ma soprattutto, grazie alla professionalità e alla disponibilità di tutto il nostro equipaggio. I passeggeri sono stati portati a bordo uno dopo l'altro dove sono stati visitati dal medico di bordo, nutriti dal personale addetto alla cucina e al ristorante. Anche i "croceristi" si sono dati da fare mettendo a disposizione i loro capi di abbigliamento». «Il ricordo più dolce? Una donna che aveva portato con sé solamente il suo orsacchiotto. Quello più intenso? La vita negli occhi di chi si è rassegnato a perderla. La soddisfazione più grande? Sapere di non essere dimenticato. Mai».