Il cantautore propone il suo decimo album «Nella stanza 26»

«È un meraviglioso esempio della solidarietà umana che descrivo nel singolo "Instabile" - spiega il quasi 35enne Nek (è nato il giorno della Befana del 1972) che ha pubblicato il decimo album "Nella stanza 26" -. Facendoti carico di parte del suo problema, puoi alleviare il dolore di chiunque si trovi in grave difficoltà. A soli cinque anni, questi bambini danno un'importante lezione di vita: sensibilità contro bestialità umana, pensando a quei ragazzi che i disabili li picchiano». La forza dei sentimenti può risvegliare coscienze assopite. Impreziosite da suoni caldi e avvolgenti in bilico fra chitarre elettriche e acustiche, con la voce che diventa uno strumento aggiunto (nel singolo "Instabile" Nek canta per la prima volta in falsetto), le dieci ballate pop-rock dell'album "Nella stanza 26" rappresentano molteplici coniugazioni del verbo amare. «"Sei" è una classica dichiarazione d'amore; "Notte di febbraio" è il riaccendersi improvviso di una passione; "Serenità" è l'omaggio a uno stato mentale importante, un'utopia da rincorrere sempre. "Attimi" esorta a godere dei dettagli: spesso siamo troppo concentrati a desiderare ciò che non abbiamo». La canzone "Nella stanza 26" è il capitolo più emozionante e incalzante di questo manuale d'amore: «È ispirata a un fatto reale: una lettera anonima, arrivata tramite il fanclub, in cui una ragazza dell'est mi ha raccontato di essere costretta a prostituirsi in Italia per mantenere la sua famiglia. Non ha chiesto nulla e non si è più fatta viva: evidentemente voleva solo sfogarsi e sono felice che abbia visto in me uno sconosciuto amico con cui confidarsi. Non potendo fare altro, ho condiviso il suo dramma scrivendo questa canzone e pregando che riesca a liberarsi dalla schiavitù della prostituzione». "Nella stanza 26" ha anche il pregio di essere un album di inediti in questo magma di greatest hits e dischi di cover. Nek, che medita di abbandonare questo pseudonimo e tornare al nome vero Filippo Neviani, non ha mai avuto paura di mettersi in discussione: nel '93 ha rischiato di chiudere prematuramente la carriera portando a Sanremo il brano antiabortista "In te" («Però molte donne mi hanno detto di aver rinunciato all'aborto grazie a quella canzone») e sullo stesso palco è rinato con l'hit "Laura non c'è" nel 1997. «Il senso del pezzo "Contro le mie ombre" è che un uomo non si giudica dai suoi trionfi, ma da come ha saputo reagire alle sconfitte. Sono affezionato a Sanremo: mi piacerebbe partecipare come ospite al Festival di Pippo Baudo». Sposato dal 2 settembre con Patrizia, e padre putativo dell'undicenne Martina (nata da un precedente matrimonio della compagna), Filippo sente un forte desiderio di paternità: «Sarò un genitore premuroso, apprensivo e molto presente: non voglio delegare alle baby-sitter l'educazione di mio figlio».