A ruba in Germania l'autobiografia dello scrittore «di sinistra»

Non ero fanatico, ma riflettendo con lo sguardo alla Bandiera che, si diceva, valeva "più della morte", restai nei ranghi, uso a marciare al passo». E ancora: «Per assolvere quel giovane come me, non si può neppure dire "ci hanno sedotti"! No, noi ci lasciammo sedurre, io mi lasciai sedurre». Eccoli i brani di letteratura freschi freschi che fanno più nebuloso l'agosto delle coscienze. Eccole, le parole per cui s'accapigliano intellettuali e storici, politici e accademici, editori e librai, destra e sinistra. Perché a firmare il racconto autobiografico, a disegnare il se stesso giovane che marcia al passo dell'oca è Günter Grass, il più celebre scrittore tedesco, il Nobel che ha staffilato gli scheletri nell'armadio tedeschi, scheletri che si chiamano Hitler e Olocausto. Nero su bianco, in «Sbucciando la cipolla», l'autobiografia dell'autore del «Tamburo di latta», appena uscita (ed esaurita) a Berlino. Già, Günter Grass. Il comunista di Danzica (nato a Danzica quando il campo di battaglia di Walesa era ancora Germania) che rivela di aver fatto parte delle SS. Un outing che, alla vigilia del Ferragosto, ha fulminato tutti i duri e puri «de sinistra». Ma non è questo il fatto, anche se il fatto è grave e sconcerta. Perché hai voglia a dire che non si contano, per esempio da noi, gli intellettuali pervicacemente antifascisti che hanno poi raccontato d'essersi infilati, per carità da giovani, la camicia nera (Moravia, tanto per fare un nome, scriveva su giornali fascisti e si raccomandò a Mussolini). Perché hai voglia a giustificare tirando fuori che pure il Paese di Togliatti conta un premio Nobel, Dario Fo, che ha fatto della militanza a sinistra il canovaccio per le giullarate sul palco. Insomma, nessuno è perfetto, per dirla con la battuta usata da Wilder per chiudere il suo «A qualcuno piace caldo». Ma c'è ancora di peggio, in questo affaire Grass. C'è un'ombra più grande che sovrasta l'autore de «Il tamburo di latta». Che quell'outing revisionista sia stato una trovata pubblicitaria per lanciare meglio «Sbucciando la cipolla». Perché, guarda caso, l'editore Steidl s'è precipitato a far uscire subito, invece che a settembre come programmato, il volume del quale Grass ha anticipato la parte più importante. E che ora va a ruba, al punto che si è quantificato in 1,7 milioni di euro il bottino che la confessione-choc renderà all'ispido romanziere tedesco. È vero, si è osservato che Grass ha deciso di parlare nell'imminenza dell'uscita dei documenti storici che lo inchiodavano; che la Wermacht ha fatto sapere che l'appartenenza di Grass alle Waffen SS era nota dal '45 attraverso i documenti. Ma qualsiasi distiguo non sposta di un millimetro la realtà. Ovvero che la confessione è stata per Günter un colossale spot. Il corollario sono le polemiche, i due partiti, quelli che assolvono e quelli che condannano. C'è chi chiede a gran voce che a Grass si portino via il Nobel e il Premio Principe delle Asturie, e le due Accademie hanno fatto sapere che non se ne parla. C'è il Nobel la Pace Lech Walesa che al traditore Grass vorrebbe togliere la cittadinanza di Danzica. C'è Salman Rushdie che dai microfoni della Bbc difende l'amico tedesco, «perché è un gigante della letteratura» e comunque «non si può giudicare un uomo per l'idiota che era a 17 anni». C'è un altro autore da best sellers, John Irving, che lascia a Grass il merito d'essere comunque un «punto di riferimento morale». Ma c'è anche chi fa uscite «furbette» come Franca Rame che, probabilmente aizzata dalla coda di paglia per i trascorsi fascisti, ancorché giovanili, dell'inseparabile Dario Fo e con il consueto rigurgito anticlericale, ricorda il passato di Benedetto XVI e provoca: «A lui glielo tolgono, il titolo di Papa?». Le rinfresca la memoria il maggior storico del Terzo Reich, Joachim Fest: «Ratzinger fu arruolato a forza dai nazisti come ausiliario nella contraerea, Grass dice di esser entrato volontario nelle famigerate Schutz-Staffeln. C'è una bella differenza». Ma tant'è: il mito offusc