Harold Pinter e il Nobel «Adesso la gente ascolta quello che dico»

Ma il drammaturgo inglese ha parlato di tante cose, sollecitato dal critico del «The Guardian» Micheal Billington, cose che nel complesso vogliono dire: no, non cambia la vita, semmai dà la possibilità di farsi ascoltare un po di più. Per esempio di dire con maggior forza che Bush e Blair hanno sbagliato tutto dopo l'11 settembre; che in Iraq e stato commesso un crimine di guerra bombardando le città; che oggi in Europa siamo tutti meno liberi, per via del terrorismo. Oggi Pinter riceverà quello che e considerato il maggior riconoscimento europeo al teatro e non solo per i 60 mila euro dell'assegno. In suo onore si reciteranno alcune sue poesie e fra le guest star ci sarà Geremy Irons. Ieri ha parlato liberamente della sua drammaturgia (29 testi in 50 anni), di politica internazionale e naturalmente di quei giorni del Nobel. Magro e provato dalla malattia, con un bastone in mano che fa invecchiare i suoi 75 anni, abito nero e camicia senza cravatta, ha raccontato: «Sono successe in poco tempo tante cose inattese. Ero all'aeroporto di Dublino, tornando a Londra. Sono caduto e ho battuto la testa malamente. La mattina dopo ero in ospedale. Mi hanno telefonato e qualcuno mi ha detto: "Pronto, mr Pinter? Lei ha vinto il Nobel per la Letteratura"». Ma l'artista non ha potuto andare a Stoccolma a ricevere il Nobel, lo scorso 7 dicembre. Ha pronunciato il suo discorso davanti ad una telecamera, stando seduto in carrozzella in ospedale. Ma la Bbc non lo ha mai trasmesso («mi chiedo ancora perché, non voglio pensare ad una censura»). Quel che e certo che quel discorso (ora pubblicato in Italia da Einaudi) era come la conversazione in pubblico di ieri, ovvero per metà un atto di accusa alla politica estera angloamericana; per il resto una riflessione disincantata sul suo lavoro teatrale.