Il presentatore: «Se volevo lo share chiamavo la Lecciso e Al Bano»

E il sistema di rilevazione degli ascolti è anche motivo di contrasto tra il conduttore della 56ima edizione della kermesse e il direttore di Raiuno. «Solo attraverso l'Auditel possiamo garantire certi investimenti. L'Auditel è l'unico punto fermo su cui si può ragionare, è fondamentale. Non sono d'accordo nel sentir dire che non conta» sottolinea con fermezza Fabrizio Del Noce. Mentre Panariello ribadisce serafico che dell'audience «non me ne frega nulla. Se volevo mettevo la Lecciso contro Albano e facevo il boom. Ciò che conta è il giudizio del pubblico e la vendita dei dischi». E aggiunge difendendo la sua conduzione: «Abbiamo fatto il possibile per raddrizzare il festival. Ci siamo riusciti ma non per l'auditel, che è un fatto tecnico. Se avessi fatto il 99% di share ma non fosse piaciuto, non me ne sarebbe importato nulla». Nel fare un bilancio del festival appena concluso, Del Noce difende la kermesse e definisce l'ultima puntata (media del 48.23% di share) «un successo» ma non nasconde anche gli errori commessi tra i quali il fatto di Panariello di rinunciare al proprio modo di essere: «Se uno rinuncia a essere se stesso, rinuncia a una certezza. Si può fare, ma fuori dalla televisione, per poi portare il progetto in tv, oppure è un suicidio annunciato». Tra le cose che non hanno funzionato il direttore di Raiuno indica anche «errori autorali, che ci sono stati, e di impaginazione. La gara poteva avere un pathos maggiore. E poi sono mancate molto le polemiche, poche all'inizio, troppe durante le 5 giornate. Comunque il Sanremo di Panariello ha avuto tutto quello di cui c'era bisogno e anche più». Qualcosa per Del Noce non ha funzionato anche sugli ospiti: «Alcuni non hanno collaborato come si doveva, John Travolta è stato un po' come Hugh Grant l'anno scorso». Comunque «il finale è stato in linea con quella che era l'idea editoriale di Panariello, l'eccellenza italiana. E questo non è un Festival dei flop, delle delusioni, della noia e della sconfitta come è stato detto. È un festival difficile perchè veniva da un'edizione di grande successo». A Panariello il direttore di Raiuno riconosce che ha saputo mantenere «sotto un'ondata di critiche la sua linea. Giorgio non ha perso la testa nè scelto scorciatoie, ha avuto l'umiltà dopo la prima sera di fare correzioni di rotta». Da parte sua Panariello pensa che «se non si avvia un processo di modernizzazione del festival, non solo delle scene ma anche di testa e di idee, Sanremo verrà assorbito in un'altra logica e diventerà uno show normale. Che poi dovrà veramente combattere con il Grande Fratello». Ilary Blasi e Victoria Cabello ringraziano tutti. Per Victoria, che il Festival lo ha vissuto sempre dall'altra parte, la gratitudine più grande va a Panariello: «Giorgio si è rivelato una persona straordinaria, non è facile portare avanti una cosa come il festival nonostante le critiche ricevute. Giorgio ha tenuto alto il morale». La Cabello è contenta di «tornare a casa. È stata un'esperienza bellissima e devastante, da tutti i punti di vista. Non so se la rifarei. Ho veramente bisogno di tornare a fare le mie cose«. Anche la Blasi è felice di tornare a casa, ma «tutto questo ci mancherà perchè è diventata una grande famiglia». E c'è comunque chi è tutto concentrato sullo sfruttamento commerciale della gara canora, come il direttore artistico Gianmarco Mazzi. «Una settimana di esposizione così potente - ha detto Mazzi - va valorizzata anche in termini di comunicazione e dal punto di vista economico. La serata di duetti di venerdì, che è stata bellissima, potrebbe essere un modo per costruire un prodotto tra Rai e industria discografica. Penso a una confezione molto elegante, tipo collection, di duetti che possano restare negli anni, con il marchio di Sanremo. Si può fare molto in questo senso, occasioni un po' mancate, ma che nel futuro magari potrebbero consolidarsi».