SEMPREVERDE

.e allora tanto valeva che il protagonista fosse Harrison Ford. È esattamente quello che ci si aspetta da un film con Harrison Ford». Il ragionamento di Richard Loncraine, regista di «Firewall», un giallo che ha come protagonisti anche Paul Bettany e Virginia Madsen, non fa una piega e riassume contenuti, stile e categoria di una pellicola che non regala niente di nuovo agli spettatori. Harrison Ford lavora in una banca e ne ha progettato il sistema di difesa informatica. I cattivi di turno gli rapiscono la famiglia per avere accesso ai database e rubare cento milioni di dollari. Lui, che è ovviamente tutto di un pezzo, non ci sta, anche se poi dovrà cedere alle minacce dei sequestratori. Però, altrimenti non sarebbe un film di Harrison Ford, quando tutto sembra perduto ecco che con un paio di trucchetti hollywoodiani il banchiere si trasforma in eroe e salva il lieto e giusto fine. Niente di che, dunque, ma esattamente ciò che voleva Ford: «La mia iconografia lavora contro di me. Il pubblico mi vede ancora come Indiana Jones, nei panni dei tanti uomini d'azione che ho interpretato. Un ruolo come quello di K-19, (pellicola dove recitava nei panni del comandante di un sottomarino e che si è rivelata un flop al botteghino) non poteva funzionare. La cosa non mi pes più di tanto». La pellicola fa i conti anche con un nuovo fantasma che sta terrorizzando la società digitale, ovvero i ladri di identità. I cattivi, guidati da un originale Paul Bettany, prossimo protagonista del Codice da Vinci, hanno infatti scoperto tutto quello che c'era da scoprire sul loro bersaglio: «È una realtà inquietante. La gente pensa che i propri computer siano sicuri, ma basta che ci sia qualcuno con un po' di dimestichezza con i sistemi informatici e l'intento di utilizzarli a quel fine, che la sicurezza evapora. Credo che la maggior parte della gente sia sicura perché non ha niente che possa interessare i cattivi. Però non credo ci sia il bisogno di essere paranoici. Io non lo sono anche se odio che la mia vita privata sia sbattuta su tutti i giornali, non sopporto i paparazzi. Mi danneggia, perché poi sullo schermo non sono più credibile. Se tutti sanno tutto di te, o pensano di sapere tutto di te, non ti crederanno mai nei panni di un altro. Però questo aspetto della vita di un attore fa parte del patto col Diavolo che ho firmato tanto tempo fa. Sei un attore, vuoi avere successo e questa è una parte del prezzo». Alcune scene, girate senza stunt, non possono non sottolineare l'agilità e la tonicità di Harrison Ford, che a sessant'anni suonati e ancora in forma: «Non faccio palestra o niente, è che con il passare degli anni ho imparato come devo muovermi per non farmi male. E poi questo personaggio non è un duro. È un uomo normalissimo che si trova a combattere per la sua vita e quella dei famigliari». Harrison è poi quasi pronto per indossare cappello da cowboy e maneggiare nuovamente la frusta nel quarto film della saga di Indiana Jones: «Ci siamo quasi. Con George (Lucas, ndr) stiamo facendo gli ultimi ritocchi alla sceneggiatura. Forse nel cast ci sarà anche Sean Connery».