«Togliatti assente

«Di lui - scriveva - si conosce soltanto una porziuncola della vita, ma per tutto il resto Togliatti aspetta ancora il suo biografo. Dubito che possa nascere qualcuno in grato di penetrare una personalità così complessa come la sua». In realtà, in passato c'era stato qualcuno che sul conto del "migliore" avrebbe potuto colmare alcuni dei vuoti lamentati dal giornalista toscano. Uno che lo conosceva molto bene. II suo nome ai più dirà poco o niente, ma Dino Fienga, nato a Scafati (Salerno) il 27 febbraio 1893 da una facoltosa famiglia borghese, era stato uno dei fondatori dei Pci, pertanto persona ben informata dei fatti e misfatti dei massimalismo socialista e dei suoi rappresentanti di maggior spicco. E in tale veste, nel corso di un nostro incontro, ebbe modo di rivelarmi una clamorosa circostanza di indubitabile rilievo storico: Togliatti non aveva preso parte al convegno di Livorno, che il 21 gennaio 1921 aveva sancito la nascita ufficiale del comunismo nostrano. Aveva snobbato i suoi commilitoni. Medico, pediatra, tisiologo, giornalista, scrittore ed editore, il Fienga - deliberatamente ignorato in tutti i testi storici relativi al Pci - aveva avuto un ruolo di risalto nelle vicende politiche a cavallo delle due guerre mondiali. Aveva ricoperto svariate cariche nel partito: era stato, tra l'altro, il primo segretario della Federazione comunista napoletana. La sua temeraria, operosa militanza aveva fatto di lui un perseguitato politico e, in quanto tale, era stato radiato dall'albo professionale dei medici e la sua casa con annesso studio, sita in via Duomo, a Napoli, era stata selvaggiamente saccheggiata. Di lì a poco contro di lui era stato aperto un procedimento penale e quinti processato insieme con Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti, Umberto Terracini e Mauro Scoccimarro. Condannato, era stato associato al carcere di San Vittore, dove rimase tre anni. Candidato alle elezioni politiche del 1924, Dino Fienga aveva conseguito uno strepitoso successo personale, ottenendo più voti di Togliatti: 11.684 nella sola circoscrizione della Campania e 248 voti di preferenza contro i 156 racimolati dal "migliore" nelle circoscrizioni del Piemonte e della Toscana. Uscito dal carcere, fattasi insostenibile per lui la situazione politica in Italia, si vide costretto a fare le valigie e a emigrare a Parigi, dove frequentò l'istituto Pasteur e dove si unì al gruppo di esuli antifascisti, di cui facevano parte i fratelli Rosselli, Giorgio Amendola, Giuseppe Saragat, Pietro Nenni, e altri. Nel luglio 1936 aveva preso parte attiva, come capitano medico, alla guerra di Spagna, distinguendosi, tra l'altro, nell'eroica difesa di Madrid a fianco del generale Miaja. Tra il Fienga e Antonio Gramsci c'era stata sin dal primo istante una notevole comunanza d'ideali. A promuovere la loro conoscenza era stato il seguente messaggio dell'attivista sardo, datato 23 maggio 1919: «Egregio sig. Fienga, Le faccio mandare il cambio del mio "Grido del popolo"col suo "Grido". Le sarei grato, se volesse mandarmi i numeri 6 (1917) e 3 (1918) del Suo giornale, che mancano alla collezione che abbiamo raccolto. Ossequi. Antonio Gramsci». Come s'è visto, una vita densa di strepitose esperienze e di forti emozioni, quella del dottor Dino (Bernardino all'anagrafe) Fienga. Abiurata perentoriamente la fede marxista, nel 1947 divenne terziario francescano e con un umile saio addosso volle essere sepolto dopo la sua morte, avvenuta a Napoli l'11 ottobre 1975.