A ROMA IL SALONE DEL LIBRO STORICO

Da domani e fino a domenica il paradiso degli appassionati di storia si trova nel Tempio di Adriano, in piazza della Rotonda, in pieno centro di Roma, sede del quarto Salone del libro storico. Seicento metri quadri di esposizione, nei quali saranno allineati oltre diecimila titoli della migliore produzione editoriale in materia di storia. È stato curato anche il percorso espositivo, organizzato per periodi ed epoche, in modo da agevolare gli itinerari di approfondimenti, permettendo sia agli appassionati che ai neofiti di trovare facilmente i testi di maggiore suggestione. Tutti i libri esposti sono in vendita. Portatevi la carta di credito, perché i contanti potrebbero non bastare davanti a tanto bendiddio. L'anno scorso l'appuntamento saltò per mancanza di fondi e l'iniziativa annuale di «Storia & Memoria» si esaurì nelle tavole rotonde coordinate (come ogni anno) da Mirella Serri e raccolte nel titolo «Novant'anni di guerre: dagli spari di Sarajevo alla guerra santa». Quest'anno le conversazioni (fra storici, filosofi, economisti e testimoni) avranno un tema generale forse meno suggestivo, ma di grandissima attualità: «1945-2005: I grandi dibattiti dell'Italia repubblicana. Dal voto delle donne al federalismo». Mercoledì si discuterà della Costituzione e delle eventuali modifiche da apportarle; giovedì ci si domanderà se «Tutto Marx deve stare in soffitta»; venerdì sarà affrontato il tema «Voto alle donne: elettrici, ma non elette»; sabato sarà la volta delle «Elites e vita quotidiana» e degli «Intellettuali italiani tra fascismo e post-fascismo» (un tema tornato di attualità dopo la pubblicazione del libro «I redenti» di Mirella Serri, che parteciperà alla discussione; domenica - infine - verrà affrontato il tema «Omosessualità e fascismo». Se una critica può essere rivolta agli organizzatori è che - rispetto agli anni passati - sia i temi delle varie discussioni, sia la scelta dei partecipanti alle tavole rotonde, risultano piuttosto squilibrati. Moltissima sinistra, pochissime voci moderate. Ma le elezioni si avvicinano, e l'Associazione librai italiani, che promuove la manifestazione, ha forse dovuto fare i conti con il Comune di Roma, che è il principale partner e sponsor. Ci si può consolare considerando che la sala dei convegni sarà affollata soprattutto da spettatori sensibili a questi temi, e sufficientemente preparati per farsi un'idea per conto proprio. Quel che più conta è il Salone: la fiera del libro storico che ha motivi per rialzare la testa. Le vendite - in questo comparto specifico dell'editoria - sono in costante aumento. Nella conferenza stampa di presentazione (alla quale ha preso parte anche l'assessore alle politiche culturali del Comune di Roma, Gianni Borgna) il presidente dell'Associazione Librai, Rodrigo Diaz, ha detto che la Storia "tira" dall'11 settembre. Sono i grandi eventi a produrre interesse, suscitare curiosità, suggerire ai lettori di approfondire la propria cultura per scoprire le radici dei conflitti. Ma non è stato soltanto l'11 settembre. Le grandi opere storiche (allegate ai quotidiani) hanno raggiunto cifre di vendita superiori a qualunque aspettativa. E questo meriterebbe un esame di coscienza da parte degli editori. Ogni volta che si affrontano problemi di questo genere, ci si rende conto che i lettori sono migliori degli editori che si lamentano per un presunto peccato di origine degli italiani che "non leggono". Leggono: basta offrire loro i libri giusti, a prezzi accessibili.