di ENRICO CAVALLOTTI MARIO Luzi vive a Firenze.

Non le accade mai di dover consegnare le armi della poesia al caos del mondo? «Certo, tante volte. La poesia si rivela impotente come l'uomo». Il Male esiste? «È una domanda a cui credevo d'aver dato una risposta definitiva e positiva anni addietro. Poi mi sono dovuto ricredere, e m'è tornata inquietudine». Ma che cos'è questo male? «Dai Padri della Chiesa ai teologi odierni, in tanti hanno tentato di darvi risposta. Senza successo. Il Male è un mistero e, come tale, lo si accetta senza analizzarlo». Non può essere sconfitto dall'uomo e dal suo libero arbitrio? «Il male è in noi ma sfugge alla nostra responsabilità. Altrimenti come spiegare gli orrori, i genocidi, i massacri che hanno deturpato e deturpano la terra?». La guerra oggi. La guerra ieri. Sempre. Il mondo è spaccato tra buoni e cattivi? tra ricchi e poveri? oppure il mondo è fatto male ab origine? «Quest'ultima ipotesi in verità mi ha sfiorato di recente. Ho scritto la "Passione" per la Via Crucis che seguì il Papa al Colosseo. E facevo dire al Cristo rivolto al Padre: qual è il senso di questo sacrificio? Dall'Assoluto discende il Male?» Forse l'errore risiede nell'attribuire alla Divinità una natura ed un'essenza antropomorfiche.... «Il Dio pensato dagli uomini è buono, caritatevole, misericordioso. Noi riduciamo la sua irriducibilità alla nostra ansia d'amore». La guerra in Irak le dà scandalo? «Mi ha deluso, piú che la guerra, e le altre guerre, la caduta dell'illusione umana dopo la fine della tragedia della seconda guerra mondiale, dopo le vane e ripetute promesse di pace. Mi delude il ritorno di Clausewitz; inorridisco di fronte al terrorismo, alle carneficine, al sangue delle masse». La guerra va sempre rifiutata? «Non solo. Ne va rigettato lo stesso concetto». Può esser vittoriosa la lotta contro l'«homo homini lupus»? «Non so piú. L'uomo aspira a progredire. Purtroppo non ci riesce». Quand'è che la poesia vince le sue guerre? «La poesia non porta l'oro in bocca. Però s'ingegna a toccare l'umano anche dove esso sembra non esserci». La sua veneranda età la rende saggio di là da ogni scellerata contingenza? «Lo credevo. Non è piú così. Mi rimane la speranza cristiana che la Vita sia piú forte della Storia». Il peggior nemico del poeta? «La realtà». Ama la musica? «Amo l'armonia di Mozart, il colore di Vivaldi, il pathos di Chopin. Amo il pianoforte ed un pianista che mi ha magato sopra tutti: Arturo Benedetti Michelangeli». La morte la spaventa alla sua età? «Non ci penso quasi mai. La morte è solo un accidente dell'essere. Un tempo avvertivo l'angoscia del nulla, oggi l'ho rimossa. Sono scomparsi i miei amici, le mie conoscenze piú care, tanti personaggi e situazioni. Ma tutto continua ad esistere: seppure come fermo, come bloccato». E dopo la morte, che cosa ci attende? «Ha già risposto lei: il dopo». Riesce ad imparentare il suo passato al suo presente? «Mi càpita sovente di sentirmi altro da ciò che sono stato; di non aver piú rapporti con l'io che custodiva le mie esperienze trascorse». Si può fare affidamento sull'arte? «L'arte è una specie di lampada nelle tenebre, come quando ci s'incanta per una cosa e da quell'incanto ne scende una gratificazione». L'arte è dunque felicità? «Per chi la fruisce, non per chi la crea, che la può vivere anche come tormento». Esiste l'ispirazione? «Definiamola motivazione, e rispondo sì». Che cosa maggiormente le è cara nella vita? «Ciò che è semplice e naturale: ad esempio l'aurora che la mattina entra in casa, ti sveglia e t'invita a riprendere il ritmo». Crede in un futuro migliore? «L'esistenza, o sopravvivenza, dell'uomo, nonostante tutto, può ancora dar luogo a qualche fioritura... Chissà».