Una signora bella senz'anima

ITALIA anni Trenta. La bonifica delle Paludi Pontine, la fondazione di Sabaudia. Marcello, un costruttore, ha una moglie americana, Sarah, che si innamora, ricambiata, di un ingegnere addetto alla bonifica, Guido. All'improvviso, però, si vede respinta così, gelosa, temendo che abbia un'altra donna, lo fa seguire da un investigatore privato che lo scopre invece coinvolto con un gruppo antifascista, facendolo spedire al confino. Sarah, felice di non sapersi tradita, per arrivare a un lieto fine che le impedirà di mettere in moto lo stesso meccanismo tragico raccontato da Boito in «Senso» e portato al cinema da Visconti, grida «Viva la repubblica» di fronte al Re che inaugura Sabaudia e finisce al confino anche lei, condividendolo con Guido felici e contenti. Scritta e diretta da Francesco Laudadio («La riffa», «Persone per bene»), questa storia ha qualche momento felice, specie quando inclina alla commedia con l'equivoco di Sarah di fronte all'abbandono di Guido. L'ambientazione anni Trenta, però, pur citando dei cinegiornali, delle canzoni d'epoca e le Fiat Balilla, è un po' approssimativa. Come lo è il procedimento narrativo, ora intento a infittire in superficie la vicenda di riferimenti a quel periodo (i prodromi della guerra d'Etiopia e delle leggi razziali), ora finendo per conferire alle situazioni sentimentali, alle complicazioni che ne scaturiscono e alle soluzioni rosee (se pur paradossali) cui approdano dei sapori abbastanza artificiosi, con faticati equilibri di gusto. Non convincono molto neanche gli interpreti. Sarah è Sonia Aquino, indubbiamente molto bella ma non intensa, Guido è Paolo Seganti. Serio, però privo di carismi. G. L. R.