di PAOLO CALCAGNO MILANO — «Sì, sono convinta che dal Caos può nascere l'equilibrio personale.

Così, ha parlato Alanis Morissette, ieri, a Milano, alla presentazione del suo nuovo album, «So called Chaos» («Cosiddetto Caos»), che la Wea distribuirà in Italia dal 14 maggio prossimo. A meno di dieci anni dalla sua esplosione sulla scena musicale (la trentenne cantante e attrice canadese debuttò nel '95 con «Jagged little pill»), con 30 milioni di copie vendute in tutto il mondo del suo primo album e una pioggia di Grammy, Alanis Morissette ritorna con un nuovo cd e un nuovo tour internazionale che la porterà in Italia il 7 luglio, a Faenza, e il 10 luglio, a Taormina. Alanis Morissette, a 21 anni, fu identificata come portavoce della rabbia della sua generazione. Ora, con il suo nuovo album, esprime positività verso la vita: come ha raggiunto la sua maturità? «Con le mie canzoni continuo a parlare di tutte le cose che mi hanno messo alla prova, ma ora affronto la vita senza prendermela con qualcuno. In certi brani, analizzo la doppia verità di alcuni argomenti. Come persona e come autrice, forse perché sono un po' schizofrenica, mi interessano entrambe le verità. Non c'è differenza tra la mia vita quotidiana e la mia attività di artista». Mi fa un esempio? «Ad esempio, nel caso della canzone "Doth i protest too much" ("Protesto troppo" ndr) sottolineo che ciò contro cui si protesta è esattamente ciò da cui si vorrebbe essere beneficiati. Con questa canzone attacco un po' me stessa e in modo ironico rivelo quello che ho dentro». È mai stata in analisi? «Da 14 anni sono in terapia, ma ora sto praticando un nuovo tipo di autoanalisi, il "coaching", che mi aiuta molto nella vita e nella carriera, mi rende più capace di procedere verso nuovi obiettivi». Le sue canzoni risentono del suo processo analitico? «Sì. Sono davvero affascinata dal "coaching" e per questo album ho scelto delle canzoni che esprimono questa mia pratica. Ci sono canzoni dove la musica è dominante e altre dove il testo quasi si trasforma in musica. Il brano "Everything" è il punto cruciale di questo lavoro introspettivo in cui mi esercito da due anni allo scopo di completarmi, non di diventare più buona. La canzone parla del mio viaggio verso l'interezza; per me, è la suprema canzone d'amore: quando la suono vado fuori di testa». Qual è la musica che la influenza di più e quali canzoni ascolta a letto, quando si abbandona al "coaching"? «Amo molto la musica classica e il pop duro. E quando faccio autoanalisi, o quando sono in relax, mi piace ascoltare i brani di Joni Mitchel e di Leonard Cohen». Il suo impegno socio-politico lo svolge più sul piano personale o come artista? «Io mi considero un'attivista spirituale. Forse, un giorno scriverò e canterò canzoni apertamente politiche. Al momento, sostengo l'arte, soprattutto nelle scuole, e l'ambiente. Sono andata in Alaska, a ostacolare il progetto di Bush di aprirvi un cantiere petrolifero e mi batto per i diritti delle donne».