di MAURIZIO GIAMMUSSO «ROMA ladrona? Ma se sono secoli, dai barbari in poi, che ci portano via cose!».

Tutto il resto è invenzione pura, allegra fantasia, musica, canzoni, battute, tradizione. Lo spettacolo «Serata d'onore», come si chiamavano quelli di una volta dedicati proprio ai grandi del palcoscenico, è andato in scena con un successo straordinario, ancorchè atteso, al Brancaccio di Roma. In platea, una folla di amici e sostenitori, dal sindaco Veltroni a Nancy Brilli a Sabrina Ferilli. E quella battuta, lieve accenno all'attualità politica viene sparata in platea dall'imperatore Marcaurelio, che se ne sta sul suo cavallo di bronzo da 18 secoli: un tempo sufficiente per osservare vizi e virtù della gente di Roma. Dopo questa partenza, è tutto un rincorrersi al galoppo di canzoni e di storie, di personaggi e battute: tre ore e più di spettacolo, risate e applausi. In scena un super-Gigi veramente in forma, che rispolvera i suoi cavalli di battaglia e duetta per la prima volta con la figlia Carlotta in una canzone swing, per poi affrontare una parodia di Margherita Gautier con l'altra figlia, Susanna. Poi, fra un sonetto del Belli e una lezione di romanesco, fra un ringraziamento alla città e una passerella di varietà, Gigi arriva in fondo al primo atto citando volutamente il suo «A me gli occhi, please!» (1976), che è il papà o il nonno di tutti i suoi spettacoli teatrali. Ma c'è ancora un secondo tempo pieno di sorprese e risate, dove fra battute e invenzioni ci sono anche i ricordi teneri e allegri degli amici scomparsi: Alberto Sordi e Vittorio Gassman, Paolo Stoppa e Aldo Fabrizi. Davvero il grande Gigi riconferma di essere molto più di un attore popolare, molto più del divo televisivo che interpreta il carabiniere più amato dagli italiani. Gigi è l'ottavo re di Roma, anzi un pezzo del paesaggio romano, come il Colosseo, o S.Pietro, o Trinità dei Monti. Gli applausi di ieri sera lo hanno incoronato confermandolo nell'incarico per l'ennesima volta.