di SOFIA GUIDETTI* NICCOLÒ Machiavelli, dopo cinquecento anni, fa discutere come ai tempi dei Medici.

Machiavellisti e antimachiavellisti dibattono sull'autore del Principe, attribuendogli onori e discrediti. L'antica polemica non è dunque sopita e i libri stampati negli ultimi anni ne sono la testimonianza. Dai dati delle pubblicazioni accademiche mondiali, relative al 2003, risulta che Niccolò Machiavelli è l'autore letterario del Rinascimento più studiato nel mondo. «La grandezza di Machiavelli - racconta il filosofo Gennaro Sasso - è dimostrata dal fatto che quest'autore del pensiero politico moderno è ancora il più controverso, dibattuto, esaltato e maledetto». Il motivo d'interesse privilegiato, nel Principe, è costituito dal suo contenuto politico e ideologico: è questo - sottolineano i critici - che ha sollecitato le diverse prese di posizione pro e contro Machiavelli e la fortuna dell'opera. Quest'ultima, commenta Sasso, è stata tuttavia anche oggetto di feroci critiche. «Leggendo i "Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio" - spiega lo studioso - ci si rende conto di come questo personaggio abbia guardato dentro la politica. Chiunque operi nel mondo politico - aggiunge - non può non aver presente Machiavelli da cui può trarne insegnamenti». Per il filosofo, che ha scritto numerosi saggi sullo scrittore fiorentino, chi osserva la politica con il senso vivo delle forze ha un punto di riferimento fondamentale nella figura dell'autore del Principe. «Machiavelli - ricorda Sasso - è colui che ha teorizzato lo Stato libero. La libertà e la potenza sono i due temi fondamentali di tutta la sua opera». Per Sasso, che ha insegnato Filosofia teoretica nella facoltà di Lettere e filosofia dell'università La Sapienza di Roma ed è stato direttore dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli, Machiavelli è uno scrittore repubblicano, assertore della libertà e l'unico autore veramente ateo. Un giudizio non meno esaltante è ribadito anche dallo storico Massimo Salvadori. «Machiavelli - riferisce il docente - è il fondatore della politica moderna. Ragiona sull'uso della forza e sull'uso del consenso. L'ordine duraturo in una società poggia sulla libertà, sulla positività dei conflitti politici e sociali». Secondo Salvatori, la grandezza dello scrittore rinascimentale risiede nell'aver individuato i dilemmi posti tra le implicazioni dell'uso della forza e il rapporto con i princìpi morali e religiosi. «Il Principe - rammenta lo storico torinese - è l'opera in cui Machiavelli ha messo in rilievo la possibilità di fare della politica uno strumento». Se è vero che il Principe è uno dei testi più studiati al mondo non bisogna - asseriscono gli interpreti del pensiero machiavellico - però essere indotti nell'errore, pur comprensibile ma non giustificabile, di dimenticare i "Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio", dove l'autore analizza come si conservano gli Stati». Concorde con la visione dello storico torinese è anche Fulvio Lanchester, preside della facoltà di Scienze politiche all'università di Roma la Sapienza. «Machiavelli - dice Lanchester - è il fondatore della moderna scienza politica e dell'autonomia della politica dalla religione e dalla morale. Machiavelli insomma è un pilastro del pensiero politico ed è questa la sua grandezza». *da Il Velino