di RAFFAELLO UBOLDI TANTI brandelli di verità si inseguono, quasi a comporre una danza macabra, ...

C'è la verità di Audisio, da copertina della «Domenica del Corriere»: la fucilazione davanti al cancello di Villa Belmonte, il giustiziere che emette la sentenza: «In nome del popolo italiano...», Claretta che si lancia a fare da scudo a lui, inebetito, tremante la personificazione della vigliaccheria, e così si prende anche lei la sua quota di piombo. C'è la relazione di Lampredi, che ha tutta l'aria di un «santino», tanto suona falsa fin nelle virgole (peraltro mal distribuite), oltre ad alcune pennellate che peggiorano ulteriormente questa versione. Viene resa nota soltanto nel '96, in curiosa coincidenza con le rivelazioni di De Felice circa il ruolo svolto dagli agenti segreti inglesi nella morte di Mussolini, e veniamo a sapere del mitra di Audisio che s'inceppa, della pistola di Lampredi che fa cilecca, cosicché Valerio deve ricorrere al mitra di Moretti, mentre i morituri nel frattempo aspettano pazientemente che si compia il loro destino, a parte qualche grido di Claretta: «Non potete farlo!». Mussolini adesso dice: «Mirate al cuore!», e muore con virile coraggio, un particolare che Audisio non aveva notato. Sull'altro piatto della bilancia, la perizia necroscopica eseguita sul cadavere di Mussolini, pur straziato dalla folla di piazzale Loreto, parla di colpi sparati dall'alto verso il basso, come se lo avessero ucciso dopo averlo gettato a terra; per quanto riguarda Claretta — non a caso, a lei non è stata fatta l'autopsia —, le foto del suo cadavere rivelano che i proiettili sono fuoriusciti dal petto, dunque sono stati sparati alla schiena, oltre ai colpi inferti al viso con un oggetto contundente. Infine c'è la testimonianza molto precisa, messa per iscritto, di una donna che ha udito e visto quanto basta da una casa da cui si sente tutto ciò che viene detto a voce alta in casa De Maria, e dalla quale è possibile vedere cosa succede fuori. Questa donna — bella a vederla in una foto dell'epoca — aveva allora diciannove anni e non ha parlato prima per paura, perché le hanno consigliato di tacere: «Stai zitta, se no ti ammazzano». Adesso, però, la donna ha avuto uno scatto d'indignazione alla pubblicazione della relazione di Lampredi nel '96. Questa relazione probabilmente dice il vero nelle prime battute: «Arrivammo alla casa di De Maria, salimmo le scale e davanti alla porta della stanza dove stavano Mussolini e la Petacci trovammo di guardia i partigiani Lino e Sandrino. Entrammo, e ricordo con molta vivezza che alla mia destra, vicino alla porta, in piedi stava Mussolini, mentre la Petacci era distesa sul letto. Devo dire che da quel momento i miei occhi, tutte le mie facoltà furono concentrate su Mussolini». E pertanto: «Rimasi profondamente colpito dall'aspetto miserevole che egli presentava. Forse ero ancora influenzato dall'immagine apologetica fattane dalla propaganda fascista e mi aspettavo di trovare un uomo vigoroso, energico. Invece avevo davanti a me un vecchietto bianco di capelli, basso di statura, con un'aria svanita. Teneva gli avambracci leggermente alzati, e in ciascuna mano aveva un astuccio di occhiali che immediatamente gli presi, non so nemmeno perché». Fin qui Lampredi; e sorprende il fatto che abbia visto un Mussolini «bianco di capelli», e non calvo com'era. Gli eventi successivi emergono dalla testimonianza di Dorina Mazzola, che si completa con i ricordi di altri abitanti di Monzanigo, talvolta frutto dei racconti trasmessi da una generazione all'altra. Dapprima alcuni colpi di pistola provenienti da casa De Maria, poi l'eco di un furibondo litigio: «Giacomo De Maria urlava picchiando i pugni sul tavolo e Lia De Maria piangeva... disperata: «Sono cose da capitare in casa mia?». In seguito dalla porta di casa De Maria esce un gruppo di uomini: «Tra loro mi colpì uno dalla testa calva, che nonostante la mattinata grigia e fredda indossava solo una maglietta bianca, e si muoveva zoppicando a passetti lenti», forse perché ferito. A quel punto dal finestrino del secondo piano di casa De Maria «si affacciò una giovane do