Preziosi: «Niente amore Solo lavoro»

Alessandro Preziosi (nella foto), sul ponte di una nave guardiacostiera della Guardia di Finanza a largo di Livorno, dopo il successo di Elisa di Rivombrosa è impegnato nelle riprese della Fiction targata Rai, il Capitano. Il mare è agitato, ed è persino difficile mantenersi in equilibrio, ma «the show must go on», i ciak si susseguono uno dietro l'altro. Il Capitano, Giulio Traversari-Preziosi, si lancia in un corpo a corpo con il cattivo di turno, sotto lo sguardo attento del regista Vittorio Sindoni, mentre la troupe trattiene il respiro: questo forse è il ciak buono. «I tempi sul set sono serrati, posso rispondere alle domande solo tra una ripresa e l'altra», spiega Alessandro. «Scrivete del mio progetto con l'associazione Adricesta per aiutare i bambini ammalati di leucemia ricoverati a Pescara, ci tengo - è la prima cosa che dice - con un sms al 42942 sarà possibile donare un euro per comperare computer per collegarsi a Internet, non facendoli sentire più in isolamento». Alessandro è un ragazzo serio, poca vanità e molto impegno. Un po' come il personaggio che interpreta. «Il Capitano non è solo un uomo d'azione, il suo lavoro si basa sulla strategia, e l'affronta non come un eroe, ma come un uomo comune», spiega l'attore. Anche in questa fiction di sei puntate oltre alla suspence della lotta contro trafficanti d'armi, riciclaggio di denaro sporco, traffici di organi e rifiuti tossici, si raccontano le vicende personali dei componenti della squadra di finanzieri, l'amore, quello del Capitano per Barbara, interpretata da Selvaggia Quattrini, e quello impossibile per una collega, la bella Gabriella Pession. E Alessandro è innamorato? «No - risponde secco - e la stampa non si rende conto del male che può fare sbattendo in prima pagina gli affari personali degli altri con tanto di foto. Io posso parlare del mio lavoro, il resto sono cose personali. Mio figlio quando ha visto le foto di un mio presunto amore sulla stampa scandalistica ha reagito malissimo, era solo un'amica, ma è stato difficile spiegarglielo. Io vengo da una famiglia di avvocati e so come difendermi, ma dopo la laurea in giurisprudenza ho rinunciato a quel tipo di carriera, il mio obiettivo era realizzare i miei sogni facendo sognare gli altri. Una sfida sublimata, ma non un patto col diavolo».