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COSA fa uno stilista che vuole rimanere libero di esprimere le proprie idee per risollevare le sorti ...

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Maurizio Galante (nella foto), talento della moda italiano, nato a Latina ma cresciuto professionalmente a Parigi, riconosciuto dagli esperti come il creativo più vicino al maestro Roberto Capucci, sembra aver voltato pagina e oltre a dichiarare che sta cercando un partner finanziario alla sua altezza, mostra il suo cambiamento interiore rivelando di aver firmato un cubo-minestrone, un piatto povero per eccellenza che grazie al suo tocco diventa pietanza da museo. Il composto di verdure surgelato fa parte infatti del menù del Museo di Arte Moderna di Lussemburgo, con il quale Galante collabora da qualche mese, occupandosi dello sviluppo dei prodotti di merchandising dello shop del museo e del ristorante, per il quale, cura appunto, il coordinamento artistico dei menù. Il cubo-minestrone, al quale Galante ha fatto accenno l'altro ieri nel corso di un incontro con gli studenti dell'Accademia di Costume e Moda di Roma, di cui lo stesso stilista è stato allievo, rappresenta in realtà il profondo cambiamento del quarantenne, approdato a Parigi nel '91 con la sua raffinata alta moda, e tornato in Italia quest'anno con una linea di pret a porter e la voglia di rimettersi in gioco. «Per me è stato importante andare a Parigi - spiega lo stilista agli studenti, tra i quali anche il volto noto di Simonetta Gianfelici, la ex top-model che collabora con AltaRoma da gennaio - perchè ho abbandonato la mia mentalità provinciale. Roma ad esempio, ha tanti pregi, bellissime location, ma tre anni fa ho sfilato a Villa Caffarelli e ho dovuto invitare io le giornaliste internazionali mie amiche. Per la stampa italiana, il fatto che sto in Francia è un valore aggiunto al mio lavoro. «Le cose sono cambiate a Roma - ribatte Simonetta Gianfelici - e tu potresti tornare a casa senza problemi di nessun tipo». Lavoreresti come direttore artistico di una grande azienda? E come difenderesti la tua libertà d' espressione che finora ti è costata anche rinunce? «Dipende dalla proposta - risponde Galante - dal trattamento economico e dal tempo che mi occuperebbe. Quello che sono oggi è il risultato delle mie scelte. Finora ho fatto quello che ho voluto. Per quanto riguarda il lavoro di stilista presso un'azienda, penso che è una questione di compromessi e di relazioni. Oggi lo stilista non deve solo disegnare abiti, ma deve saper trasmettere un' idea. Non è importante che Tom Ford da Gucci sapesse o non sapesse disegnare. Lui stato un genio che ha cambiato la moda perchè davanti a mille proposte dell' ufficio stile sapeva scegliere quelle cento idee vincenti che venivano realizzate. Aveva attorno uno staff eccezionale». Cosa fare allora per rimanere coerenti con se stessi e aumentare il fatturato? «Bisogna trovare un manager - risponde Galante - qualcuno che traduca quello che vuoi dire. Io ho fatto tutto da solo, ho cominciato nello stesso periodo di Dolce e Gabbana, ma oggi loro hanno un impero e io sono considerato ancora un giovane stilista». Come faresti a mantenere la tua autonomia con un partner? «Non lo so - c'è un travaglio in me, altrimenti avrei già trovato il mio Domenico De Sole. Poi bisogna distinguere: lavorare per l' alta moda è una cosa diversa che fare pret a porter». Come scegli le tue collaborazioni? «Non ho paura di confrontarmi con il design di qualsiasi tipo - spiega Galante - e il fatto che ho firmato un cubo-minestrone lo dimostra. Da sei anni collaboro con un' importante azienda giapponese che vende su catalogo, che è un pò come vendere un'idea, un concetto, come lo sono i miei abiti che sono sempre concettuali». Che rapporto avrà il tuo pret a porter con la couture? «Porterò la sartorialità - conclude lo stilista - nella moda commerciale, mantenendo prezzi equi». Tra non molto la linea Maurizio Galante pret a porter sarà distribuita in un centinaio di punti vendita in Italia e in Europa.

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