SMENTITI TUTTI I CORVI

«Papaveri e papere» diventa così un momento di identificazione popolare talmente radicato nel nostro immaginario da sopravvivere persino all'irruenza di Pappalardo. Non vedo cosa ci sia di male nel sentirsi nazional-popolari, e perchè ci si debba vergognare dei sentimenti semplici o di avere il pudore di una lacrima che viene da ricordi lontani. Venerdì sera in teatro, con buona pace di tutti, ha vinto lui: il signor festival. C'è stato uno straordinario passaggio del testimone tra artisti di sempre, giovani talenti e pubblico. Tutti insieme hanno vinto la staffetta dei ricordi e ognuno ha tirato fuori dal portafoglio del suo cuore la canzone preferita. Come per miracolo parole che si credevano perdute nei labirinti della memoria, sono uscite fuori ed è stato, come per incanto, tutto un cantare, un gioire, un ricordare. Ha vinto la musica ed il tutto, grazie ai teleschermi, è traboccato nelle case e alla fine milioni di italiani hanno formato uno straordinario coro mediatico. Dopo aver consumato tutti gli applausi a «Quelli che...» è giusto dare a Cesare quello che è di Cesare per sottolineare che quel signore nascosto sotto uno strano zuccotto rossonero ha mantenuto la sua promessa e ha vinto la sua prima battaglia. La musica: quella di ieri trasformata in quella di oggi, e quella di oggi che diventerà quella di domani è tornata a Sanremo. Welcome. Questo ritorno ha spiazzato gli "urubù" (uccello brasiliano, una via di mezzo tra il corvo e la cornacchia) del funerale festivaliero. Al contrario ha ridato fiato a quelli che credevano nel progetto di un rinnovamento festivaliero che privilegiasse la qualità musicale senza pagare il "pizzo" all'auditel. La logica del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto ha mostrato, grazie all'innegabile successo, il limite di un furbo opportunismo. Gli "urubù" hanno abbandonato la piazza, si sta lavorando alacremente per trasformare la ghigliottina in una poltrona regale. Il divertimento sarà vedere chi riuscirà a sedersi per primo. I bookmakers sono già al lavoro. Sarà un combattimento fatto di sorrisi, di complimenti, di abbracci e quant'altro. Ma alla fine si conteranno i feriti. Credo facile prevedere che il tutto si risolverà con l'aggiunta di qualche poltroncina. Ma quello che più preoccupa gli "urubù" delle multinazionali discografiche è che venga raggiunto anche il secondo obiettivo promesso dal direttore artistico: la vendita dei cd. Mentre scrivo siamo già a quota 185 mila. Purtroppo per certi manager le multinazionali non hanno cuore quando vedono sfumare un guadagno per colpa di una scelta sbagliata. Vedremo. Per il momento godiamoci la musica e la gioia di questi ragazzi che sono diventati amici al Cet e sono rimasti amici all'Ariston. Al festival è tornata la musica, alla Rai è tornato l'auditel, è tornata la vendita dei cd e tutto questo per colpa di uno zuccotto rossonero. Strana la vita.