di ANTONIO ANGELI VANIGLIA E CIOCCOLATO di Ciro Ippolito, con Maria Grazia Cucinotta, Alessandro ...

QUANDO nel '94 Massimo Troisi la scelse per «Il postino» Maria Grazia Cucinotta apparve come una promessa del cinema italiano. Ma da allora l'attrice ha trovato pochi ruoli che le si addicessero, assediata da proposte per parti da «bellona» che l'hanno portata (nel '99) anche a fare la Bond-girl. Con questo «Vaniglia e cioccolato» si avvicina, senza arrivarci, a quei ruoli più intensi che dovrebbero realizzarla. Il film è tratto da un romanzo di Sveva Casati Modignani e il titolo si riferisce agli ingredienti di un dolce (una sorta di maxi bignè) adorato da due innamorati poco più che adolescenti. I fidanzatini crescono, si sposano, hanno tre figli, ma l'uomo, interpretato da Alessandro Preziosi (il «principe azzurro» dello sceneggiato tv «Elisa di Rivombrosa»), ha il vizio di fare il latin lover. La moglie e «vittima» è appunto Maria Grazia Cucinotta. Dopo l'ennesima scappatella del marito lascia la famiglia e si ritira in una villa, troppo bella per essere verosimile, alla ricerca di risposte che pretende soprattutto da se stessa. E qui si svela che anche lei ha da farsi perdonare un peccatuccio. L'ha insidiata con successo un pittore spagnolo, interpretato dal ballerino Joaquin Cortes. Un film d'amore, anzi, come ha detto la Cucinotta: «Finalmente un film d'amore». Speriamo che per il prossimo ruolo «tagliato su misura» la bella Maria Grazia non debba aspettare troppo. Gli altri interpreti sono ben inseriti nella parte. Si fa notare per la sua raffinatezza Ernesto Mahieux che con il personaggio del professore crea una bella caratterizzazione. Regista di questo film che è un po' romanzo d'appendice e un po' sceneggiata è Ciro Ippolito («Arrapaho», 1984; «Uccelli d'Italia» 1985). Ora si lancia nel filone sentimentale con il mestiere di chi fa cinema da tanti anni, realizzando un film per appassionati del genere e che dà quello che promette.