Quei treni erano pieni di ebrei ma nessuno volle accorgersene

A sorvegliarle si distinguevano le «Aufseherin», delle SS. pronte a impugnare la frusta; poi, c'erano le «Kapo», sovente più ciniche e spietate. La morte fisica era preceduta da quella civile. La femminilità delle ebree veniva oltraggiata, ridicolizzata. Si deve a Liliana Segre, Goti Bauer, Giuliana Tedeschi - intervistate da Daniela Padoan - il flash-back su ciò che accadeva ad Auschwitz-Birkenau. Quanto al titolo del libro (apparentemente bizzarro) è ricavato dall'incipit di «Se questo è un uomo» di Primo Levi: «Considerate se questa è una donna/ senza capelli e senza nome/ Senza più forza di ricordare /Vuoti gli occhi e freddo il grembo/ Come una rana d'inverno». Per le ebree italiane, come per gli uomini, l'antinferno si schiuse nell'autunno del 1943. Se la Wehrmacht, con il «Piano Alarico», aveva l'obiettivo di occupare l'Alta Italia, le SS avevano la direttiva di estendere al nostro Paese la «soluzione finale», decisa dalle gerarchie delle SS il 20 gennaio 1942, nel sobborgo berlinese di Grossen Wansee. E qui viene fuori un altro risvolto di quella tragedia. Proprio di recente, la pubblicazione delle foto d'archivio dell'aviazione alleata ha dimostrato che la ricognizione degli inglesi e degli americani aveva accertato dislocazione e quindi numero dei campi di sterminio. Ma nessuno disse niente; né venne deciso il bombardamento degli acquartieramenti delle SS, facilmente individuabili dall'alto. Liliana Segre pone un altro «perché». I «treni della morte» trasportarono un intero popolo al massacro, da ogni angolo dell'Europa occupata: «Saranno pur passati da qualche parte per arrivare alle frontiere e poi andare in Austria e in Germania. Nessuno sapeva? Poi i treni tornavano vuoti. Le ferrovie sono state una pedina importantissima dello sterminio. Se solo un gruppo di partigiani, o gli alleati, le avessero bombardate, se avessero fatto saltare i binari, ecco che lo spostamento all'est di milioni di persone destinate alla morte sarebbe avvenuto in modo più difficoltoso. Forse addirittura non sarebbe stato un genocidio se ognuno non avesse scaricato la responsabilità sugli altri». Daniela Padoan: «Come una rana d'inverno», Tascabili Bompiani 224 pagine, 7,50 euro