di GIAN LUIGI RONDI KITCHEN STORIES - RACCONTI DI CUCINA, di Bent Hamer, con Joachim ...

SI COMINCIA con una situazione paradossale che però sembra aver avuto un fondamento nella realtà. In Svezia, negli anni Cinquanta, una fabbrica di mobili per cucine, volendo arrivare alla loro massima funzionalità, avviò una ricerca sulle necessità dei possibili utenti, privilegiando, anziché le casalinghe, gli scapoli, costretti, più di altri, a far tutto da soli tra i fornelli. E poiché si era scoperto che in un paesino norvegese sperduto tra le nevi c'era, fra i suoi abitanti, il maggior numero di scapoli di tutta la Scandinavia, ecco spedirvi dei ricercatori, ciascuno su una roulotte in cui potevano dormire, e richiesti, invece, per tutto il resto della giornata, di restarsene appollaiati su dei trespoli installati in un angolo delle cucine di chi aveva accettato di farsi osservare, annotandone ogni mossa. Un ricercatore e un «osservato». Il primo mite e paziente, il secondo, all'inizio, ruvido e scostante. Con un progressivo mutamento, però, sia dei caratteri sia degli atteggiamenti dei due che arrivava a violare la regola ferrea alla base di quelle ricerche, il divieto di comunicare reciprocamente. Alla fine, così, il ricercatore coinvolto da un'amicizia che aveva posto riparo alle solitudini di entrambi, rinunciava al suo incarico e restava con l'altro in quella cucina in cui non avevano bisogno di studi per muoversi. Il regista, anche autore del testo, è Bent Hamer, un norvegese attivo nel cinema svedese. Ha operato con finezza e con garbo sulla singolarità del punto di partenza, ha lasciato che se ne intuissero anche degli aspetti quasi comici, poi ha soprattutto lavorato sull'incontro fra quelle due solitudini, dando intelligente rilievo all'assurdo di regole con cui si vorrebbe imbrigliare la spontaneità degli atteggiamenti dei singoli. Senza pedanteria, però, senza retorica. Con il gusto delle psicologie, con la rappresentazione felice degli stati d'animo. Un piccolo film, ma di ampio respiro.