di ANNA FIORINO NATALE, un bel giorno per ricominciare.

«C come cuore» (Pratiche Editrice) di Gabriele La Porta. Questo è il titolo. Da tenere a mente con le altre due righe in copertina «Pagine per lenire il mal d'amore». Qui il pubblico si restringe, vien subito da pensare. Qui il pubblico s'allarga, e su due fronti. Da una parte quelli che non sanno quanto soffrono per amore non avendolo mai incontrato e quelli che hanno rinunciato a contare le lacrime versate per l'amor perduto. Questo è un libro per chi è pronto a guardarsi allo specchio e a rinnegare tutto quello che ci ha fatti come siamo. È la prova che mi ha chiesto avanzando di pagina in pagina. Talvolta saltellando qua e là per andare a cercare risposte alle domande personali che le riflessioni suggeriscono. Non solo catarsi, parola vistosa, ma non esagerata per l'ultimo lavoro del direttore di RaiNotte, soprattutto percorso. In un collage di autori selezionati per ricostruire le storie delle anime che da un secolo all'altro s'incontrano nella comune esperienza del sentire l'amato e la sua assenza. Fino a considerare che l'amore non sia solo ed esclusivamente il padrone delle passioni e del desiderio, ma soprattutto quello che oggi va di moda chiamare vuoto emotivo ed esistenziale. Il dolore di ciò che ci manca e che definiamo così come ci insegnano i talk show e i loro ospiti psicoanalisti. Qui il rapporto si capovolge. Non c'è comprensione del proprio dolore senza la volontà di apprezzarsi per quello che non siamo. Chi soffre ha paura della solitudine convinto che ne resterà attanagliato fino a quando non tornerà a far parte del ticchettìo scandito dalla moda e dai modi riconosciuti dal branco di appartenenza. Per non restare soli si ripiomba in fretta nella «storia di prima». Non importa sapere che porterà altre sofferenze, è più facile soffocare ogni grido dell'anima con i rumori rassicuranti del mondo come ce lo hanno presentato. Da Catullo a Jung passando per una psicoanalista che è grande ma ancora non lo sa, lo scacchiere di Gabriele La Porta si compone di una summa che ha un solo obiettivo: riconoscere all'amore la chiave per arrivare al divino. Che non è altro da sé, ma, tanto per cominciare, è la grandezza del sé rivelato all'anima stanca di soffrire e finalmente pronta a cercare una strada di riscatto dalla miseria delle emozioni bruciate sull'altare dei riti.