Il Fellini fumettista conquista gli States con i ritratti di Totò

E quella inaugurata ieri è la più completa e la più prestigiosa che sia mai stata fatta su Fellini: 144 suoi disegni ci raccontano la sua vita, le sue ansie, i suoi fim, le sue passioni e la sue manie. E che gli americani amino il nostro regista come pochi al mondo, lo dimostra anche il parterre che ieri sera ha partecipato alla serata per l'inaugurazione: da Donald Sutherand a Matt Dillon, da Jim Jarmush a Isabella Rossellini e Robert Altman. Una mostra che però è anche diversa da qualsiasi altra perché racconta Fellini sotto un altro aspetto, quello del pittore, quasi del fumettista. «Al Guggenheim hanno voluto privilegiare la prospettiva pittorica - racconta Vincenzo Mollica, ideatore dell'esposizione insieme ad Alessandro Nicosia di Comunicare Organizzando e al regista Pupi Avati, presidente di Cinecittà Holding - che è quella che più piaceva a Federico negli ultimi anni. Voleva che i suoi film fossero visti in questa chiave». I bozzetti esposti abbracciano quai tutta la vita di Fellini: si va dai primi disegni realizzati per il cinema Fulgor di Rimini - bozzetti di attori americani - realizzati in cambio di un biglietto gratis per il film, alla serie di ritratti di Vittorio De Sica, a quello di Anna Magnani, ai disegni di scena dei film fino alla serie di ritratti di Totò. Con l'artista napoletano Fellini non riuscì mai a lavorare e non essere riuscito a dirigerlo fu sempre un suo grosso rimpianto. «Quei ritratti - racconta ancora Mollica - nacquero per caso. Io stavo preparando una raccolta di tre cofanetti di canzoni di Totò e una sera a cena Fellini, per la prima volta mi parlò di lui. Allora gli chiesi se voleva prepararmi la copertina di quei cofanetti. Non mi rispose né sì né no. Dopo una decina di giorni mi telefona e mi dice che vuole vedermi a cena. E quando siamo seduti a tavola mi dà un rotolo di carta da macellaio tenuta da un elastico: dentro c'erano i 25 ritratti di Totò, bellissimi». Al Guggenheim ne sono esposti solo nove, una selezione dei più bellli. «Federico era un creativo a 360 gradi - racconta la nipote, Federica Fabbri Fellini, anche lei ieri all'inaugurazione - e aveva bisogno di sfogare la sua energia in tutti i modi. Di disegni ne ha fatti a migliaia ma ne sono rimasti solo una piccola parte». Nei racconti degli amici Fellini era un disegnatore 24 ore su 24. Disegnava ovunqe, comunque, su tutto: sui fogli che gli capitavano sotto mano al telefono, sui tovaglioli al ristorante. «E molti di quei bozzeti - racconta Mollica - sono andati perduti, finiti nei cestini dei rifiuti, gettati dai camerieri. Qualcuno, per fortuna, a volte li andava a raccogliere e se li teneva». Per questo un inventario di tutti i disegni di Fellini non si potrà mai fare. Resta la fortuna di poter vedere, e leggervi dentro l'uomo Fellini, quelli che si sono salvati.