di KATIA PERRINI VERSACE, Missoni, Rocco Barocco, Iceberg, La Perla e Alessandro De Benedetti.

Nelle stanze volute dallo zar Pietro I e progettate dall'architetto italiano Michetti, lì dove sono passati i capi di stato esteri per il summit dello scorso maggio, sfileranno le collezioni nei nostri stilisti. Per celebrare i 300 anni di San Pietroburgo e per sottolineare, se ancora ce ne fosse bisogno, lo stretto filo culturale, politico e, soprattutto, economico tra l'Italia e la Russia. La sfilata del prossimo 30 ottobre sarà solo il cuore delle manifestazioni organizzate dal nostro paese nella terra degli zar. A parlarcene è il viceministro alle Attività produttive, con delega per il commercio con l'estero, Adolfo Urso. Che cosa rappresenta oggi la Russia per l'Italia dal punto di vista commerciale? «È uno dei più grandi mercati di crescita. Nel 2001 l'Italia è stato il primo paese per l'esportazione, nel 2002 siamo stati secondi solo alla Cina, nel 2003 siamo tornati al primo posto. La Russia è il nostro maggiore fornitore energetico di gas e petrolio. Per il primo ha scavalcato l'Algeria, per il secondo la Libia. E poi ci sono i distretti industriali. Due, che sono già una realtà, riguardano il settore elettrodomestico (siamo il primo produttore di frigoriferi) e quello dell'acciaio. Altri due distretti (calzature e arredo) sono in fase di realizzazione». Quali sono i prodotti che esportiamo? «Macchine utensili, arredo (nelle fiere russe siamo i primi espositori), calzature di qualità, moda. La borghesia russa apprezza molto i nostri prodotti. La sfilata del 30 è solo un'anteprima di tutta una serie di manifestazioni culturali». Di recente siamo stati accusati dai francesi di troppo lassismo nei confronti del commercio di prodotti contraffatti. Cosa risponde? «È vero che vi è ancora un segmento di imprese nel sommerso. Ma siamo anche il paese più contraffatto, quindi la prima vittima. Per questo nella legge Finanziaria c'è un pacchetto, con risorse ad hoc. Abbiamo pensato all'istituzione di un marchio del made in Italy, di un comitato nazionale per la lotta alla contraffazione, di uffici di assistenza legale presso i centri Ice o le ambasciate all'estero». Quando tutto questo diventerà realtà? «Dal 1 gennaio. Il primo ufficio per difendere il nostro made in Italy all'estero nascerà in Cina, dove sono capaci di falsificare praticamente tutto. Ho avuto un incontro con le autorità del posto presentando un elenco di mille prodotti contraffatti, dal trattore agli occhiali». Quali sono gli strumenti operativi per difenderci? «Con la nuova normativa è previsto il sequestro e la distruzione immediata dei prodotti falsi. Ho presentato all'Europa un progetto che prevede l'obbligo del marchio del paese d'origine. Spero che si possa presto concretizzare».