di ANTONIO SPINOSA MARIA Luisa! Napoleone — per la sottile astuzia di Paolina: sempre lei! ...

Una bella bionda anche se un po' cicciottella e alquanto apatica, con «la sentimentalità di una cuoca tedesca», come qualcuno mormorava sparlando di lei. Era la primogenita dell'imperatore d'Austria Francesco I d'Asburgo Lorena e della sua seconda consorte Maria Teresa di Borbone Sicilia. L'idea dell'unione con la principessa imperiale fu per lui un nuovo colpo di fulmine, come sempre. Si convinse in un lampo che lei era la donna del destino, e di alto lignaggio rispetto a Giuseppina. E non provava per l'imperatrice che lasciava la benché minima pietà. La allontanava duramente da sé mentre lei gli si gettava ai piedi implorando pietà e comprensione. Lui si sorprendeva a pensare: «Ma quanto è brava a recitare!» (...) Le nozze si celebrarono per procura a Vienna l'11 marzo 1810. Napoleone — imperatore dei francesi, re d'Italia, protettore della Confederazione del Reno, mediatore della Confederazione elvetica — era lontano ed era rappresentato dall'arciduca Carlo, fratello dell'imperatore d'Austria e zio di Maria Luisa (...). Nei primi due giorni di aprile si celebrarono alfine nella capitale francese le nozze civili e quelle religiose. Ben tredici cardinali, scandalizzati, rifiutarono però di assistere alle cerimonie ritenendo sommamente riprovevole l'unione di una fragile ragazzina con un monstre par suo. Né si limitarono all'assenza, anzi si spinsero tanto avanti da negare la validità dell'evento nel dichiararlo in contrasto con le regole della Chiesa. Tutto questo costerà loro una dura reazione dell'imperatore il quale, oltre a privarli di ogni introito in denaro e a spedirli in esilio, li obbligò a spogliarsi della porpora cardinalizia. E da quel momento essi, privi delle loro rosse vesti, furono soprannominati i «cardinali neri». Su quei tredici prelati riluttanti cadde la furia di Napoleone, il quale non si limitava certamente a chiamarli «cardinali neri», ma li privava anche dell'incarico, autoinvestendosi dell'autorità pontificale. Andava oltre. Nell'abrogare il Concordato, si mise lui a creare nuovi vescovi e cardinali. Presenziarono quindi ai riti soltanto dodici cardinali, fra i quali figurava il tristemente noto Fabrizio Ruffo di Calabria (...). Erano trascorsi molti mesi dalle nozze senza che l'imperatrice avesse dato alcun segno di gravidanza, e Napoleone se ne lamentava con il medico di corte, Jean-Nicolas Corvisart des Marets. Ne aveva molta stima e alle sue cure aveva affidato la consorte. Corvisart, che non aveva fiducia nei medicamenti, dava a Maria Luisa alcune molliche di pane facendo credere a lei e all'imperatore che si trattasse di qualcosa di portentoso. Napoleone, preoccupandosi dell'eccessivo ritardo, già guardava in tralice Maria Luisa. «È inutile essere tanto giovane! La bonne petite Louise mi delude!», esclamava. E poi pensava di aver riposto troppa fiducia in Corvisart poiché a quel medico aveva a suo tempo affidato anche Giuseppina, senza che ottenesse un figlio neppure da lei. Erano trascorsi dodici mesi dal giorno degli sponsali quando alfine l'erede diede qualche segno di essere prossimo ad apparire alla luce. Subito Napoleone impose alla consorte di attendere l'evento senza compiere il benché minimo sforzo, niente cavalcate, niente danze e neppure ricevimenti. Poteva muoversi soltanto in carrozza per prendere un po' d'aria nella piana di Monceau, nei pressi della città. Era la notte del 20 marzo 1811. Il parto appariva imminente, la notte era interminabile, e Napoleone, per calmare l'inquietudine, si era gettato nella vasca da bagno. D'improvviso si levava un urlo di Corvisart. L'imperatore, nudo, saltava fuori dall'acqua, gridando a sua volta: «È morta l'imperatrice?!». «No, il bambino si presenta male». E Napoleone, senza un attimo di esitazione, esclamò: «Salvate la madre. Lei potrà darmi altri figli. Fate come se l'imperatrice fosse una piccola borghese di rue Saint-Denis. Fate come vi comportereste con la figlia di un ciabattino». Lui stesso, mentre teneva ferma Maria Luisa per l