ATENE VERSO IL 2004

Capitale di un paese che non si può non visitare nel corso di una vita, perché qui nacquero i grandi miti, testimoniati dalle rovine imponenti dei templi, l'Acropoli in testa; e ancora la filosofia, la matematica, il concetto di democrazia, l'oratoria, i poemi omerici e il teatro. Qui i viaggiatori in arrivo troveranno non poche novità, soprattutto rispetto all'Atene moderna che Moravia aveva chiamato «una serie di sassi gettati e case e classificati come edifici». Una città dove si assiepa un terzo della popolazione (3 milioni e 500mila su un totale di 10 milioni e 200mila) e che nella sua esistenza di sconvolgimenti ne ha conosciuti parecchi. Una città fatta di un disordine che era facile definire endemico (questa l'accusa di Lord Byron, per altro verso un innamorato della Grecia) e in transizione continua. Un aeroporto (l'Eleftherios Venizeles) a livello dei più moderni d'Europa, vie allargate e nuove corsie di scorrimento privilegiato, una metropolitana all'insegna di sofisticate tecnologie, con stazioni-museo dove sono esposti i reperti archeologici. Senza contare gli edifici ridipinti e restaurati, come quello che ospita il Museo Archeologico Nazionale (una tappa d'obbligo ad Atene), e talvolta al livello di un intero quartiere. Un esempio? Il quartiere di Plaka, labirinto di stradine raggomitolate ai piedi dell'Acropoli, fatto di deliziosi, piccoli edifici di stampo balcanico, riportato alla condizioni di quartiere residenziale, dove la sera è bello passeggiare senza meta, in alto la visione dell'Acropoli illuminata, e via via le chiese bizantine, le Torre dei Venti, l'Antica Università, frammenti d'archi e di mura: quelle Lunghe Mura sistema fortificato eretto da Temistocle dopo le guerre persiane, che protesse per quasi un secolo la città dagli attacchi degli spartani. Si aggiunga a comporre il quadro di una Atene verso le Olimpiadi, quel che si è fatto (e si sta facendo) per offrire la migliore ospitalità a questa grande kermesse (o festa) dello sport mondiale, vista oltre tutto come ritorno a casa. È infatti nella piana di Olimpia che si celebravano i giochi più importanti di tutta la Grecia, ogni quattro anni, in concomitanza col plenilunio di agosto. Ed è sempre qui, stavolta al Panathinaike, lo stadio marmoreo nel centro di Atene, che nel 1896 per volontà del francese De Coubertin i Giochi olimpici ripresero vita. Poste così le premesse si capisce quel che si è fatto per garantire le infrastrutture più adeguate ai Giochi dell'anno a venire. Restaurato lo Stadio Panathinaike, fino a farne uno degli edifici più eleganti del centro di Atene; ridisegnato l'OCO (il maggiore stadio ateniese di sport olimpici) su progetto dell'architetto spagnolo Santiago Calatrava; costinuando con un altra mezza dozzina di complessi nuovi di zecca che dal centro cittadino, a Voulisgmeni, al porto del Pireo, e via di seguito, ospiteranno le varie specialità olimpiche. La maratona ripercorrerà il cammino tracciato per la prima volta nel 490 a.C., partendo da Maratona per concludersi al Panathinaike, e i ciclisti gareggeranno all'ombra dell'Acropoli.