VISITANDO il Museo dell'Icpl, si può ripercorrere la storia della materia prima di cui è fatto un libro; ...

C.arrivò in Europa seguendo la via delle spezie, e ancora conoscere i metodi di fabbricazione della carta dagli stracci, fino alle più recenti e fantasiose metodologie di produzione che usano non solo la stessa carta riciclata, ma anche i residui della lavorazione agroalimentare di graminacee, agrumi e alghe. La dottoressa Paola Munafò, che è stata fra gli ideatori di questo museo ed è responsabile dell'informazione e della didattica dell'Istituto, illustra finalità e metodo di lavoro dell'istituzione "salvalibri": «Il nostro scopo è far capire che il restauro di un libro non è, come si pensava in passato, volto a conservare semplicemente un testo scritto, ma un oggetto unico e irripetibile, un tutto indivisibile composto di un messaggio immateriale e di un supporto materiale, che può essere carta, pelle, colla, stoffa o legno». Proprio nel rispetto di questa unicità, il restauro non dev'essere invasivo, ma deve tener conto delle caratteristiche del "paziente": «Oggi l'imperativo categorico di un restauratore - conclude Paola Munafò - non è rifare, ma conservare. Il libro, con tutte le sue caratteristiche particolari - dal tipo di carta alla pelle usata per la "coperta", dal colore dell'inchiostro alla qualità delle decorazioni, - è un documento importante per ricostruire un'epoca e la sua cultura, non meno di qualsiasi altra fonte storiografica. Lo scopo del restauratore non è renderlo più bello di prima, ma conservarne le peculiarità, farlo rimanere sé stesso. Ecco perché il simbolo del nostro istituto è l'araba fenice: un uccello talmente speciale da saper rinascere anche da un pugno di cenere». Mar. Mat.