Miracolati a caccia di sfortuna

QUATTRO fortunati «speciali». Uno è stato il solo superstite di un disastro aereo, un altro è scampato a un terremoto, il terzo è sopravvissuto a un lager nazista, la quarta è una poliziotta che ha visto tutta la sua famiglia, salvo lei, morire in un incidente d'auto. Casi fortuiti solo a metà perché non si tarda a scoprire che quei «miracolati» avevano tutti un dono speciale grazie al quale non solo se la cavavano sempre ma potevano anche trasmetterlo agli altri oppure, nel caso, rubarlo. Da questo spunto il resto che vede curiosamente tre dei quattro coinvolti in un giro pericoloso di scommesse clandestine la cui posta è la vita dei meno fortunati, fino a destinarli a morte certa. Su questo giro indaga la quarta «miracolata», e cioè la poliziotta. Con un finale che vedrà versare molto sangue. Ancora un «giallo» spagnolo, sulla linea della nuova moda di quel cinema inaugurata con «The Others» di Amenábar e continuata di recente con «Nemeless» e «Darkness» di Jaume Balaguerò. Il regista, Juan Carlos Fresnadillo, qui al suo esordio, dosa bene i climi via via sempre più angoscianti che si dipanano attorno ai quattro «fortunati» trasformando presto, e volutamente, in una sorta di rompicapo quel gioco in cui, a vario titolo, li vede coinvolti. Degli effetti plausibili li raggiunge, facendo un po' anche trattenere il fiato quando serve, specie al momento di concludere, narrativamente però non rivela sempre né ordine né logica, pur dando sempre prova di un linguaggio in cui almeno le immagini, sempre buie, suscitano le paure necessarie. Al centro c'è Max von Sydow. Con l'eco di un cinema più grande. G. L. R.