SuperFlop La Rai lascia Pippo solo

Baudiana consolazione. Può darsi, ma per una manifestazione che continua ad essere chiamata Festival della canzone italiana non è roba da poco conto. L'ultimo incontro ufficiale tra Pippo Baudo e la stampa avviene in un clima di calma apparente: solo e in partenza, tira le somme della 53ma edizione della kermesse canora consapevole che la strada da compiere, d'ora in poi, sarà tutta in salita. Prima di tutto per gli ascolti che per la finale sono scesi al di sotto del minimo storico. La media ponderata tra la prima e la seconda parte della serata di 9 milioni 828 mila ascoltatori e lo share medio del 54.12 sono i risultati più bassi di una finale dal 1991 mentre in generale il festival ha toccato il fondo dal 1987, anno di istituzione dell'Auditel, ad oggi. Il picco nel numero degli spettatori (14 milioni 892 mila) si è registrato durante l'esibizione di Giorgio Panariello, mentre lo share ha toccato la punta del 78.47 all'1.21, durante la proclamazione dei vincitori. «Non sono un eroe sconfitto, come qualcuno ha titolato - si schernisce Baudo con quel fare scaramantico che allude alle macchiettistiche sventure di cui è ormai vittima designata - credo, invece, di avere molto materiale su cui riflettere e non posso certo lamentarmi della parte musicale». L'esempio della concorrenza non appare d'altronde la via d'uscita più incoraggiante: «Una soluzione alla crisi potrebbe essere quella di mettere insieme l'aspetto musicale-celebrativo e la cosiddetta nuova tv intimista, voyerista e scioccherella. Così Britti, tanto per citarne uno, sarebbe costretto a mettere in scena i suoi drammi, i suoi amori, a far piangere i suoi famigliari in diretta. Ve lo immaginate? Francamente anche il cantante ha una sua dignità e merita rispetto». Difendere l'operato delle case discografiche e quello delle giurie sembra l'ultima spiaggia: «Per la qualità delle canzoni dei big i discografici meritano un elogio. Ha vinto il blues. I primi tre cantanti classificati avevano un brano blues "in minore", motivo di tristezza, Ruggeri e Mirò sono riusciti a trasformare una canzone sulla pena di morte in una ballata popolare. Quest'anno abbiamo introdotto alcune novità ed è probabile che se si perseguirà ancora la ricerca del nuovo il numero degli ascoltatori continuerà a diminuire. Ma se la scelta delle canzoni è stata indovinata, non dobbiamo per questo trasformare il Festival in un nuovo Premio Tenco. Sarebbe un errore». Discografia più accorta, dunque, nella produzione dei big, meno nella scelta degli ospiti stranieri, le cui performance non hanno avuto alcun effetto positivo sui dati di ascolto. «Persino i giovani mi sono sembrati migliori di Holly Valance: tre note arricchite da un bel balletto sgambettante e basta». L'incontro con i giornalisti è un rito caro a Baudo, meno sentito dai vertici aziendali, assenti anche nell'ultima giornata. Tocca a SuperPippo firmare la giustificazione: «Essere qui da solo? Non mi disturba. Il direttore di Raiuno Del Noce non può proprio raggiungerci: ha 39 di febbre». Alla fine c'è spazio per una riflessione sul futuro della tv generalista e sull'arrivo di Rupert Murdoch. «Sono preoccupato, a me Murdoch non sta simpatico. La tv a pagamento favorisce solo le classi ricche. Negli Usa la free tv è di bassissima qualità. E se vuoi vedere qualcosa di decente devi sborsare fior di dollari».