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"Tamponi a casa contro seconda ondata in agguato dopo lockdown". Cosa dicono i medici a Speranza

Grazia Maria Coletti
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Tamponi domiciliari anche agli asintomaci e ai paucisintomatici per evitare la seconda ondata di contagi da Coronavirus dopo la fine del lockdown, con squadre speciali di medici che possono raggiungere le persone a domicilio: è l'appello di 100.000 medici italiani al Governo e alle istituzioni sanitarie che chiedono anche il trattamento precoce dei pazienti ai primi sintomi di Covid-19 e il rafforzamento  del territorio attraverso le USCA, le unità speciali di medici sul territorio.  E' quanto contiene la lettera firmata da circa 100.000 medici e odontoiatri del gruppo FB "Coronavirus, Sars-CoV-2 e COVID-19 gruppo per soli medici" già inviata al Ministro della Salute Roberto Speranza. Un appello rivolto al Governo e alle istituzioni sanitarie per trattare le persone prima che sviluppino la malattia vera e propria e per attivare le Unità Speciali Territoriali in tutte le Regioni. E il ministro Speranza ha già fatto sapere che è una buona idea: "Bene la lettera dei medici, il ruolo sul territorio è cruciale" ha detto il titolare del dicastero della Salute, che ha spiegato che "i temi della lettera dei medici sono la nostra strategia in cinque punti", "ministero e Aifa - ha continuato Speranza - sono al lavoro per diagnosi e cure a domicilio". Una lettera apprezzata anche dal presidente della FNOMCEO (la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri), Filippo Anelli che ha ringraziato i colleghi medici "per le loro sollecitazioni" dopo l'apprezzamento per l'intervento: "condivido totalmente il contenuto della lettera aperta inviata dai colleghi e li ringrazio per le loro sollecitazioni". Ma ecco cosa hanno scritto i medici. "Siamo 100.000 medici italiani - si presentano nella lettera - e chiediamo al Ministro della Salute On. Roberto Speranza, ai Governatori di tutte le Regioni, al Presidente della FNOMCEO Dottor Filippo Anelli, ai Presidenti Federali degli Ordini dei Medici Regionali e a tutte le istituzioni competenti di: rafforzare il territorio per trattare precocemente le persone ai primi sintomi di Covid-19; far funzionare le Unità Speciali Territoriali (USCA) in maniera omogenea". I medici spiegano come è nato il gruppo Fb. "Siamo un gruppo di circa 100.000 Medici, di tutte le specialità e di tutti i servizi territoriali e ospedalieri sparsi per tutta Italia, nato in occasione di questa epidemia che, da quasi 2 mesi ormai, sta scambiando informazioni sull'insorgenza della malattia causata dal Coronavirus, sul come contenerla, sul come fare, a chi rivolgersi, come orientare la terapia, come e quando trattarla, e siamo pressoché giunti alle stesse conclusioni: i pazienti vanno trattati il più presto possibile sul territorio, prima che si instauri la malattia vera e propria, ossia la polmonite interstiziale bilaterale, che quasi sempre porta il paziente in Rianimazione". "Dagli scambi intercorsi e dalla letteratura mondiale - spiegano - si è arrivati a capire probabilmente la patogenesi di questa polmonite, con una cascata infiammatoria scatenata dal virus attraverso l'iperstimolazione di citochine, che diventano tossiche per l'organismo e che aggrediscono tutti i tessuti anche vascolari, provocando fenomeni trombotici e vasculite dei diversi distretti corporei, che a loro volta sono responsabili del quadro variegato di sintomi descritti". "I vari appelli finora promossi da vari Organismi e Organizzazioni sindacali, che abbiamo condiviso appieno, sono stati rivolti a chiedere i tamponi per il personale sanitario, a chiedere i dispositivi di sicurezza per tutti gli operatori, che spesso hanno sacrificato la loro vita pur di dare una risposta ai pazienti. Nessuno si è tirato indietro, nessuno. Proprio per non vanificare l'abnegazione di medici e personale sanitario, oltre ai dispositivi di protezione e ai tamponi, chiediamo di rafforzare il territorio, vero punto debole del Servizio Sanitario Nazionale, con la possibilità per squadre speciali, nel decreto ministeriale del 10 Marzo definite USCA, di essere attivate immediatamente in tutte le Regioni, in maniera omogenea, senza eccessiva burocrazia, avvalendosi dell'esperienza di noi tutti nel trattare precocemente i pazienti, anche con terapie off label, alcune delle quali peraltro già autorizzate dall'AIFA". Obiettivo colpire in anticipo il virus. "Siamo giunti alla conclusione che il trattamento precoce può fermare il decorso dell'infezione verso la malattia conclamata e quindi arginare, fino a sconfiggere, l'epidemia. Il riconoscimento dei primi sintomi, anche con tamponi negativi (come abbiamo avuto modo di constatare nel 30% dei casi) è di pura pertinenza Clinica, e pertanto chiediamo di mettere a frutto le nostre esperienze cliniche, senza ostacoli burocratici nel prescrivere farmaci, tamponi, Rx e/o TC, ecografia polmonare anche a domicilio, emogasanalisi, tutte cose che vanno a supportare la Clinica, ma che non la sostituiscono. Lo chiediamo, indipendentemente dagli schieramenti politici e/o da posizioni sindacali, lo chiediamo come medici che desiderano ed esigono di svolgere il proprio ruolo attivamente e al meglio, dando un contributo alla collettività nell'interesse di tutti. Lo chiediamo perché tutti gli sforzi fatti finora col distanziamento sociale non vadano perduti, paventando una seconda ondata di ricoveri d'urgenza dei pazienti tenuti in sorveglianza attiva per 10-15 giorni, ma che non sono stati visitati e valutati clinicamente e che ancora sono in attesa di tamponi". La finalità è scongiurare nuovi focolai dopo la fine del lockdown, possibilità annunciata dal direttore aggiunto dell'Oms Ranieri Guerra. "La mappatura di questi pazienti, asintomatici o paucisintomatici, e di tutti i familiari dei casi conclamati - concludono i medici firmatari della lettera al ministro Speranza - è oltremodo indispensabile per non incorrere in un circolo vizioso, con ondate di ritorno dei contagi appena finirà il lockdown".  

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