scienza e informazione

Coronavirus, così i virologi vogliono mettere il bavaglio ai giornalisti

Davide Di Santo

Non gli basta stare in tv dalla mattina alla sera, ora i virologi vogliono decidere quello che i giornali devono e possono scrivere sull'emergenza coronavirus. C'è scritto nero su bianco nel documento con cui tredici scienziati tra cui il virologo Roberto Burioni e l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco propongono al governo di Giuseppe Conte le misure per affrontare la Fase 2 dell'emergenza e arrivare così a "riaprire" l'Italia.  Nel punto 5 del lungo manifesto intitolato "Coronavirus: una proposta per riaprire l’Italia" si legge infatti: "Condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell'allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente)". Guai a chi scrive cose che non piacciono agli esperti per evitare "allarmismi" e "sottovalutazioni facilone". Ci siamo già dimenticati che a bollare il coronavirus come "poco più di influenza" all'inizio della crisi sono stati anche eminenti medici e ricercatori?  Per approfondire leggi anche: Il piano di Burioni e altri 11 scienziati per riaprire l'Italia Tra le misure indicate a Conte dai tredici cervelli c'è quella di creare una maxi-centrale in grado di monitorare in tempo reale l'andamento del virus e di circoscrivere immediatamente nuovi focolai di Covid-19. Per farlo saranno necessari migliaia di migliaia di test su tutta la popolazione, a partire dagli asintomatici. I firmatari del documento: Filippo Anelli, Roberto Burioni, Arnaldo Caruso, Massimo Clementi, Andrea Cossarizza, Giuliano Grignaschi, Giovanni Leoni, Pier Luigi Lopalco, Alberto Oliveti, Guido Poli, Silvestro Scotti, Guido Silvestri, Marcello Tavio.