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Coronavirus, in Lombardia diminuiscono contagi e accessi al pronto soccorso

Carlo Antini
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Non smette di contare vittime e contagi la Lombardia, che anche oggi ha registrato 542 decessi legati al coronavirus, che portano il totale a 5.944. I casi positivi in regione sono ormai 39.415, in salita di 2.117 rispetto a venerdì. Sono i numeri di un'emergenza che si fa anche fatica a capire, a immaginare, da parte di quanti sono magari lontani dagli ospedali e dai presidi medici dove ogni giorno si combatte in prima linea. I dati sono stati comunicati dall'assessore al Welfare della Regione, Giulio Gallera, che ha sottolineato che però il trend di accessi in pronto soccorso resta in diminuzione in tutta la regione. «I dati sono in linea, anche migliori di quelli di ieri per contagi e ricoveri, purtroppo invece resta costante quello più doloroso: i decessi legati al coronavirus sono simili a quelli di ieri». L'aumento di casi positivi venerdì era stato di 2.409. Un altro dato che si può leggere in maniera positiva è che «ci sono solo 15 ricoveri in più di ieri, che portano il totale a 11.152. Di questi, 1.219 in terapia intensiva, 27 più di ieri». Infine i dimessi, che sono guariti, sono 961 in più per un totale di circa 9mila. In calo i contagi anche a Milano, 314 più di venerdì, quando il dato era stato di 547. Per approfondire leggi anche: Fontana: penso inizi discesa L'assessore ha voluto «fare chiarezza definitiva sui tamponi e su quello che facciamo in Regione Lombardia: per noi il punto di riferimento scientifico sono l'Istituto superiore di Sanità e il Consiglio superiore di Sanità. All'inizio avevamo fatto un utilizzo ampio. Poi dal 26 febbraio il Consiglio ha detto di farli solo ai sintomatici, e pochi giorni fa l'Oms lo ha ribadito: vanno fatti solo a fasce mirate. Quindi non possiamo né abbiamo intenzione di fare tamponi a tappeto. Il 20 febbraio comunque avevamo 3 laboratori che processavano tamponi, siamo arrivati ad averne 22, con una capacità giornaliera di 5mila tamponi, che potrà salire nei prossimi giorni a 8mila con l'aiuto dei laboratori privati. Sono il maggior numero rispetto a tutte le regioni, e siamo arrivati oggi a 102mila: abbiamo fatto più tamponi di tutti. In ogni caso dal 23 febbraio abbiamo stabilito con ordinanza di controllare ogni giorno gli operatori sanitari: se la temperatura è oltre 37,5, si procede a fare il tampone. La stessa cosa la facciamo con i medici di medicina generale». «Adesso - ha aggiunto Gallera - la priorità è curare tutti, non solo i pazienti negli ospedali ma anche chi è a casa magari con la febbre, o basta anche un raffreddore. Da giorni abbiamo attivato le unità di continuità assistenziale, a partire da Bergamo, che su segnalazione dei medici di famiglia vanno nelle case a visitare chi non sta bene». In questo clima, un compleanno amaro per il presidente della Regione, Attilio Fontana, che ha detto che «l'unico regalo che potrei desiderare è la fine di questa maledetta emergenza, che sta mettendo a dura prova i lombardi e i nostri ospedali. Ma sono proprio i lombardi che, più di chiunque altro, mi stanno aiutando in questa battaglia. Sono orgoglioso di voi. Grazie Lombardia. Teniamo duro. Ce la faremo». Il sindaco di Milano, Beppe Sala, in mattinata ha detto che la città «non sarà impreparata alla ripartenza», che però si dovrà fare per step mentre tutte le abitudini dei cittadini saranno stravolte, dalle code per entrare allo stadio alle serate al cinema, la distanza condizionerà tutto. «Ora Milano ha il dovere per se stessa e per il sistema sanitario di resistere. Poi, niente sarà come prima, ma vedremo se qualcosa diventerà meglio di prima». 

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