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Carlo Cottarelli: la nostra sanità è in queste condizioni per i tagli lineari subiti

Il mito del risparmio e la crisi, parla il direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici

Massimiliano Lenzi
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L'economia ai tempi del coronavirus. Oggi gli italiani hanno paura per la loro salute ma sono anche preoccupati per il loro futuro. Cosa ne sarà del lavoro, delle nostre imprese, dei commercianti, degli artigiani, degli operai, una volta usciti da questa attuale condizione da Stato di emergenza, di polizia sanitaria? Lo abbiamo chiesto a Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio conti pubblici italiani dell'Università Cattolica di Milano. L'Italia sta attuando politiche da Stato di polizia sanitaria. Le chiedo: nel nostro Paese abbiamo tagliato troppo in questi anni, sia come budget vincolante per i singoli Paese europei, rispetto ai conti, e sia come singoli Stati rispetto alle spese per la sanità? «Un primo aspetto. Il rigore dei conti europeo ti dice soltanto che non puoi fare cose in deficit. Non ti impedisce di fare più spesa se sei disposto a tagliare da altre parti. O se sei disposto ad aumentare le tasse, compreso attraverso la riduzione dell'evasione fiscale. Sono due cose diverse: una cosa è avere i conti a posto e l'altro è avere, nei diversi settori, maggiore o minore spesa. Le regole europee riguardano i vincoli di bilancio complessivi». Secondo aspetto? «Per quanto concerne il famoso fiscal compact non è stato di fatto applicato. Richiedeva di ridurre il debito pubblico di tre punti percentuali di Pil all'anno, il nostro debito non è sceso e non è scattata nessuna penalizzazione. Un'altra considerazione poi: quel che conta non è tanto quello che dice l'Europa ma è quello che decidono i mercati a meno che non intervenga la BCE, cosa che, sta avvenendo in questi giorni, per tenere bassi i tassi di interesse. Ma questo accade solo in situazioni di emergenza». Ma con il mito dei tagli, la spesa sanitaria non è stata tenuta un po' troppo bassa negli ultimi anni? «Probabilmente sì. Ci sono state però fasi diverse: dopo forti aumenti negli anni 2000, dal 2009 al 2016 la spesa sanitaria è rimasta più o meno ferma in termini di euro. Poi ha ripreso a crescere. Nel primo periodo, rimanendo ferma in termini di euro, la spesa ha subito un taglio in termini reali per via dell'inflazione, che peraltro tende a essere un po' più alta nella sanità rispetto agli altri settori. Poi c'è un altro problema»... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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