giustizia allo sbando

I magistrati sbagliano ma non pagano

Dario Martini

È di giorni fa la polemica sulle parole del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, secondo il quale gli «innocenti non vanno in carcere». Il Guardasigilli ha cercato di andare oltre spiegando che si riferiva alle persone assolte. Ma c’è un dato di cui nessuno ha parlato. Ed è contenuto nella relazione annuale sull’amministrazione della giustizia presentata martedì in Parlamento dallo stesso ministro. Riguarda le ingiuste detenzioni e il numero di azioni disciplinari nei confronti dei magistrati responsabili. Nel 2018, su 509 ingiuste detenzioni accertate, i magistrati chiamati a rispondere dei loro errori sono stati solo 16. Quindi, ci sono 493 casi (quasi il totale) per cui nessuno pagherà mai. Eppure, nella sua relazione, il ministro Bonafede fa notare quanti passi in avanti siano stati fatti rispetto al passato. Una vera e propria rivoluzione, perché prima si faceva molto poco. È solo negli ultimi anni che è stata avviata una nuova attività di monitoraggio sulla ingiusta detenzione. «È la prima volta che il ministero della Giustizia predispone, in modo strutturale, un simile capillare monitoraggio sulle ingiuste detenzioni - ha spiegato Bonafede in Aula - Su mio diretto impulso, nei primi mesi del 2019 è stato ampliato lo spettro degli accertamenti dell’Ispettorato Generale sulla applicazione e gestione delle misure custodiali, estendendo la verifica a tutte le ipotesi di ingiusta detenzione e non soltanto alle cosiddette scarcerazioni tardive». Proprio così... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI