Il caso Cecina

Poliziotta in ospedale. Giudice "grazia" l'aggressore straniero

Matteo Vincenzoni

Già libero. Solo obbligo di firma per il cittadino russo che a Cecina (Livorno) ha aggredito due agenti, mandando una poliziotta in ospedale con una ischemia. L'uomo era sotto l'effetto di alcol e droghe. A sollevare la polemica sull'ennesimo caso di "incertezza della pena" mista alla più che discutibile scelta del giudice in sede di rito direttissimo che solleva ancora una volta un problema di discrezionalità, sono due sindacati della polizia, l'Fsp e il Sap. Nel caso specifico, la procura aveva chiesto il carcere, mentre il difensore dell'aggressore aveva chiesto i domiciliari. Ebbene, il giudice, più "buono" che mai, ha inflitto all'imputato una pena lievissima come l'obbligo di firma con orario da concordare per non essere danneggiato sul lavoro. "In questo modo si legittima la violenza contro le divise", attacca Stefano Paoloni, segretario generale del Sap. "Questa aggressione - spiega il sindacalista - avrebbe potuto avere conseguenze devastanti come avvenuto a Trieste". "La collega è ora ricoverata e sotto monitoraggio. Lo straniero - prosegue Paoloni - nonostante fosse stato arrestato, ha continuato ad insultare e sputare verso gli agenti. In questo modo si continua a legittimare la violenza contro gli uomini in divisa. Sono trascorse meno di 24 ore dall'episodio di Trieste e ancora non ha insegnato nulla". Critiche alla decisione del giudice anche dall'Fsp: "Mentre i corpi dei nostri due colleghi ammazzati a Trieste sono ancora caldi, un soggetto già ben noto alle forze dell’ordine arrestato per l’aggressione avvenuta a Cecina ai danni di altri poliziotti, finiti in ospedale è già tornato in libertà. È stato dentro appena il tempo che un altro soggetto fuori controllo trucidasse due poliziotti. C’è davvero qualcosa che non va, e continuare a fingere che non sia così è un’offesa a tutti", commenta Valter Mazzetti, Segretario Generale della Federazione Fsp Polizia di Stato.