file ai negozi chiusi

Mercatone Uno fallisce. I lavoratori lo scoprono sui social

Carlo Antini

Serrande abbassate, questa mattina, nei 55 punti vendita a marchio Mercatone Uno in tutta Italia. È l’amara sorpresa che si sono trovati davanti i circa 1.800 dipendenti del gruppo, che senza alcun preavviso da parte della proprietà, si sono recati normalmente a lavoro e hanno trovato chiusi negozi e magazzini, dal Piemonte alla Puglia. Per il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, «la priorità assoluta sono i 1.800 lavoratori coinvolti, a cui oggi è stata calpestata la dignità. Vista la delicatezza della questione - ha sottolineato - si attendono tutti i rilievi del tribunale per capire puntualmente come dare risposte immediate». Di Maio ha quindi anticipato a lunedì 27 maggio il tavolo di crisi con l’azienda previsto originariamente per il 30 maggio. «È prioritario - ha aggiunto - salvaguardare i livelli occupazionali e gli asset e verificare le responsabilità della proprietà, designata il 18 maggio 2018 prima dell’insediamento del Governo, in merito alla gestione di quest’ultimi». Sulla vicenda è subito intervenuto anche il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini: «Mi impegnerò personalmente incontrando sindacati, lavoratori, fornitori e proprietà - ha fatto sapere in una nota - non si possono lasciare dipendenti a casa senza rispettare gli impegni presi». Da parte sua, la leader della Cisl, Annamaria Furlan, ha condannato «una gestione aziendale a dir poco scandalosa» e ha sollecitato un intervento del Governo «per tutelare l’occupazione e la dignità dei lavoratori». La chiusura è l’effetto della sentenza con cui, nella giornata di ieri, il tribunale fallimentare di Milano ha decretato il fallimento della Shernon Holding srl, che nell’agosto del 2018 aveva a sua volta rilevato i punti vendita dello storico marchio imolese dell’arredamento, annunciando un imponente piano di rilancio proiettato verso nuovi importanti ricavi già dal 2022. Così però non è stato, perchè ad aprile, a soli 8 mesi dall’acquisizione, la stessa Shernon aveva presentato richiesta di concordato preventivo in continuità, garantendo comunque i presidi occupazionali fino al 30 maggio, data in cui è in programma da tempo un incontro al ministero per lo Sviluppo economico per studiare un piano di salvataggio per l’azienda. E invece ieri, senza alcun preavviso, la Shernon ha dichiarato fallimento. «E quello che è più grave - hanno dichiarato a caldo alcuni rappresentanti sindacali di categoria presenti davanti ai vari punti vendita - è che la società non solo non ha comunicato nulla ai sindacati, ma ha tenuto all’oscuro i lavoratori, ai quali non è arrivata alcuna lettera di licenziamento, e che hanno saputo della chiusura soltanto sui social, in tarda serata, dai responsabili delle varie filiali. Anche loro aggiornati all’ultimo secondo. Un comportamento inaccettabile, che necessita di un intervento imminente da parte del ministero». Il fallimento «sembra aver reso nulli i sacrifici e gettato le maestranze in uno stato di profonda angoscia», hanno sottolineato in una nota congiunta i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, che hanno riferito di essersi «già attivati presso il Mise per avere un incontro in tempi brevi» con l’amministrazione straordinaria di Mercatone e con il curatore fallimentare di Shernon. «È urgente e indispensabile l’intervento del Mise per salvaguardare i lavoratori e preservare il futuro delle loro famiglie - hanno insistito i sindacati - dopo anni di incertezza, Shernon aveva rappresentato il lumino nel quale tutti avevano riposto le loro speranze e la propria capacità di progettare un futuro». Per tutta la giornata, davanti a numerosi negozi chiusi, i lavoratori si sono ritrovati in sit-in e presidi. E in molti casi si sono ritrovati a dover dare spiegazioni a clienti inferociti che erano andati a ritirare cucine, mobili ed elettrodomestici e che hanno trovato i punti vendita con le saracinesche abbassate.