la festa della donna

Per noi lottatrici è 8 marzo tutto l'anno

Nunzia De Girolamo

C’è davvero necessità, in Italia, di una festa come l’8 Marzo? C’è necessità di festeggiare per, poi, ritrovarsi una strada che è ancora tutta in salita? Una strada fatta non solo della tanta, giustamente, decantata parità. Ma fatta di diritti, libertà, opportunità e possibilità concrete. Le donne, grande risorsa per la società e per la famiglia, non hanno bisogno di una giornata per essere valorizzate o coccolate. Forse alcune non saranno d’accordo.  Sicuramente non lo saranno le donne che odiano le donne. Non lo saranno con la loro ipocrisia e finto buonismo. Non lo saranno sopratutto quelle donne che non aiutano le donne. Quelle donne che, spesso, sono le prime a giudicarle, ostacolarle e screditarle. Quelle donne che sono ape regine di un alveare e non mettono mai insieme le risorse per diventare più grandi e più forti insieme. Oggi celebriamo le donne, spesso dimenticando che esse sono la parte più maltratta lavorativamente ed economicamente della nostra società. Il tasso di disoccupazione femminile al Sud segna dati record e i salari sono sempre più bassi rispetto a quelli degli uomini. O forse lo sono sempre stati. Ma questa non è una giustificazione, non deve essere un’abitudine. L’8 Marzo, oltre le mimose, potrebbe servire molto più concretamente a questo. Se così dovesse essere, allora tifiamo tutti per l’8 Marzo sempre. L’8 Marzo ogni giorno. Da donna che ha, lungamente, fatto parte delle istituzioni, con rammarico ammetto che ci sono ancora poche le donne alla guida delle istituzioni più importanti. L’8 Marzo dovremmo lottare anche per questo. Si contano le manager di successo a cui viene riconosciuto il successo che meriterebbero. Abbiamo dovuto stabilire per legge che cda e società debbano avere quote rosa. Addirittura, anche la politica si è dovuta autodeterminare: quote rosa , obbligatorie, a partire dalle amministrazioni locali. Una presa di posizione chiara, ma anche una presa di coscienza. Non è un caso, poi, se l’unica leader donna è Giorgia Meloni, che combatte, quotidianamente per avere non solo spazio ma anche il riconoscimento, giusto, che meriterebbe. Molte donne sono costrette a subire mobbing o stalking nel silenzio e nell’indifferenza, sempre più galoppante, del nostro tempo. Per non parlare del pregiudizio quotidiano che una donna subisce nel mondo medico, legale o della pubblica amministrazione. Essere madre per una donna è un dono, forse quello più bello. Lo dico da madre, lo dico da donna. Non intendo dilungarmi sull’immane sacrificio che una donna deve sostenere se decide di essere madre e business woman, contemporaneamente. Questo lo sappiamo tutti, ne disquisiamo spesso. Ma a volte in Italia, purtroppo, essere donna - mamma è un ostacolo. È questa la cosa più drammatica. Essere mamma viene vista, da alcuni, come una vera e propria occupazione. Essere mamma, invece, è una vocazione. È il miracolo di una vita che nasce, è quel legame indissolubile. Essere mamma è straordinario. Ma in Italia è un limite, un grande limite. Non ci sarebbe tanto da festeggiare, evidentemente. Forse ci sarebbe da lottare e discutere. L’8 marzo continua, però, ad essere un appuntamento ipocritamente irrinunciabile. Viviamo in un Paese dove essere donna è ancora un limite psicologico, culturale, sessuale e sociale. Qualcuno può fare qualcosa per le donne? Certamente. Innanzitutto possono farlo le donne. Autonomamente. Senza concessioni. Preservando dolcezza e femminilità e dimenticando gli insegnamenti ricevuti che per essere femmina devi essere maschio. Anche io per tanti anni, complici i ruoli ricoperti nelle istituzioni o nel mondo lavorativo di provenienza, ho nascosto la donna pensando di trovare rispetto e credibilità. Ma snaturarsi genera solo confusione. Paura nell’interlocutore e in alcuni casi, purtroppo, debolezza. Una donna resta una donna, con pregi e difetti. Le parole hanno un senso, è per questo che oggi, l’otto Marzo, io lotto. Lotto, anche l’otto, ma non solo.