Orrore a Macerata

Oseghale: ho fatto a pezzi il corpo di Pamela ma non l'ho uccisa

Sig. Val.

Ha sezionato il corpo di Pamela Mastropietro ma non l’ha uccisa. Innocent Oseghale, nel corso del secondo interrogatorio, avrebbe chiarito i momenti trascorsi a Macerata, nel suo appartamento, in compagnia della ragazza romana. Il nigeriano di 29 anni, finito in carcere dopo il ritrovamento dei resti della giovane in due trolley abbandonati nella campagna a pochi chilometri dalla cittadina marchigiana, è accusato di omicidio, violenza sessuale, vilipendio, distruzione soppressione o sottrazione di cadavere e occultamento. «Una volta a casa, Pamela si è iniettata l’eroina e subito dopo si è sentita male. Ho chiesto aiuto a Antonhy, un mio amico, al telefono. Lui mi ha suggerito di gettarle sul corpo acqua fredda e chiamare l’ambulanza. Ho avuto paura. Lei non rispondeva più», ha raccontato Oseghale, assistito dal suo avvocato Simone Matraxi, davanti al Procuratore capo di Macerata. «Sono uscito a fare delle consegne. Quando sono tornato lei era morta. Sono uscito a comprare un sacco per nascondere il corpo. Non ci sono riuscito perché il sacco era piccolo. Ho preso così la decisione di sezionare il corpo - ha continuato il 29enne, rigettando quindi l’accusa di omicidio e di violenza sessuale - Non l’avevo mai fatto prima. Ho nascosto i resti in due valigie e le ho portate con un taxi verso Sforzacosta ma ero al telefono e non mi sono accorto di aver superato il paese e così ho chiesto al tassista di lasciare le due valigie lungo il fossato. Temevo della reazione della mia compagna».