Poveri cristi

Uccisi e perseguitati, la Pasqua di sangue dei cristiani

Pietro De Leo

La frase che meglio inquadra la situazione, probabilmente, appartiene al vescovo iracheno Bashar War da, che tempo fa, come riporta il magazine conservatore americano Frontpage ebbe a definire le persecuzioni patite dai cristiani ai giorni nostri come «the slow motion genocide», il genocidio al rallentatore. L' aritmetica, la demografia e la geografia non tradiscono. Le violenze contro i cristiani nel mondo crescono nei numeri, e alle cifre si affiancano le storie di orrori, di morte e sofferenza, i territori svuotati delle propria identità, con intere popolazioni costrette alla fuga, cacciate, dilaniate, sradicate dai luoghi della vita e degli avi. Partendo dai dati, un quadro lo fornisce il World Watch List 2018, indagine annuale realizzata dall' associazione Porte aperte, che calcola a oltre 215 milioni l'ammontare dei cristiani sotto minaccia nel periodo 2016-2017. In questo lasso di tempo, sono 3.066 le persone uccise per via della loro fede cristiana, un martirio ai tempi dei social e del secolarismo occidentale. E poi accanimenti di varia regola. 1.252 cristiani rapiti, 1.000 sottoposti a stupri per ragioni eminentemente religiose, 33.255 «fisicamente o mentalmente abusati». E 15.540 edifici riferibili a cristiani attaccati, tra case private, attività commerciali, oltre alle chiese e ai monasteri. Il rapporto, inoltre, analizza i motivi culturali e geopolitici dell' inasprimento della situazione. La radicalizzazione delle aree dominate dall'Islam, il divario sciiti sunniti, l'espansione della presenza islamica in zone che, prima non a maggioranza musulmana sono le ragioni preponderanti. Dunque, se si eccettuano i regimi comunisti della Corea del Nord e della Cina e il caso dell'India con il fenomeno del nazionalismo Indù, gran parte della persecuzione anticristiana è imputabile all' ostilità del mondo musulmano... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI